Anche quest'anno l'8 Marzo è arrivato e se ne è andato, con i suoi auguri da stracciarsi le vesti, i link su Facebook con le mimose e ottantadue tag e le recriminazioni sulle vacche represse che aspettano solo l'otto di marzo per uscire con il gregge di amiche vacche represse a fare le vacche con gli spogliarellisti. E ve lo devo dire, a me l'otto marzo è sempre stato sui coglioni, ma il motivo per cui lo odio di più è proprio questa sarabanda da moralisti della TL che inneggiano alle DONNE VERE, quelle che sono da festeggiare TUTTI I GIORNI, quelle che l'otto di marzo stanno a casa a fare la calzetta, mica quelle troie delle vacche represse che vanno ad ubriacarsi vestite di paillettes. Che palle. Io mi chiedo se è proprio necessario tutti gli anni. Mi chiedo cosa abbiamo mai fatto di male noi donne per doverci sottoporre tutti i santissimi anni che il signore manda in terra a questo sbrecciamento di coglioni. Non lo so.
Ma su con la vita ragazze, quest'anno la Giornata Internazionale della Donna è stata un po' più facile per noi perché c'era ben altra celebrazione ad occupare le nostre menti, ovvero il Carnevale.
A chi non piace il Carnevale, ci avete dei problemi. Chi non ama il Carnevale è perché ha il culo pesante, punto. Siete pesantipesantipesanti. A me piace un botto. Soprattutto mi piace il lato becero del Carnevale, quello del costume home made, quello dell'idiozia consistente, quello che fa ridere. Non mi piace il Carnevale sexy a tutti i costi, e neanche quello volgare. Ci sono delle cose che a Carnevale non valgono, sono i GRANDI NO del Carnevale:
non valgono le cornina da diavolo riciclate da Halloween. YOU ARE DISMISSED.
non vale il mono-accessorio: solo la parrucca, solo il cappello, solo il naso da pagliaccio. Non sono costumi. NEXT.
non valgono le scuse. Sono vestito da me stesso la domenica è una stronzata. PER TE MISS ITALIA FINISCE.
Io, Maya e Effe ci siamo date al Becero, ovviamente, con dell'altra gente. Per far del Becero fatto bene bisogna:
- scegliere il posto. Che sia abbastanza becero da ospitare gente vestita da sub, da banana o da lattina dell'Ichnusa, perché non c'è assolutamente niente di peggio al mondo che trovarsi travestiti da dementi in un posto in cui tutti gli altri sono in borghese.
- scegliere il tema. Perché è dagli anni del bullismo adolescenziale che sappiamo che l'insieme fa la forza e che in gruppo si riesce a tirar fuori molta più imbecillità che da soli (una banana dopotutto è sempre una banana, ma cinque banane sono un concentrato mortale di potassio, e levatevi tutti).
- farsi il costume. Perché se te lo fai da sola è più bello: cominci a ridere già da prima, quando ti scambi le foto dei tuoi orrori con le amiche su Whatsapp.
Le Funnies hanno fatto tutto con saggio criterio:
- hanno scelto il posto, ovvero l'Alcatraz. E che nessuno dica niente, perché l'Alcatraz è come le All Star: andavano bene a quindici anni e te le metti volentieri ancora adesso, quando capita. E' l'unico posto in tutta Milano dove mettono ancora Aca' Toro e i Meganoidi. E ho detto tutto.
- hanno scelto il tema, non senza difficoltà, passando dalle principesse Disney (troppo sbatti) agli animali dello zoo (troppo pirla) per approdare su un evergreen: le cheerleaders. Perché i pon pon ti risolvono l'antico problema del dove mettere le mani, queste appendici inutili e deturpanti, mentre balli. Col pon pon le sistemi: stanno in alto. Stanno in alto e sgigottano, tutta sera, finché non ti vengono i crampi, ma allora è quasi ora di andare a casa.
- si sono fatte il costume. Cioè, quasi. Mi piacerebbe molto dire che le mie serate spese al corso di taglio e cucito hanno dato i loro frutti ma purtroppo la triste realtà è che la gonna ce la siamo dovuta comprare. Ma per le magliette, quella è tutta un'altra storia:
La prodezza. |
La sera dell'evento si torna dal lavoro con tanti buoni propositi sul trucco e parrucco. Poi su RealTime c'è Incidenti di Bellezza e una tizia con due tette a orecchie di cocker, e allora si tira avanti di "ancora cinque minuti", si rischia l'abbiocco, in un attimo è mezzanotte e sì, stiamo arrivando. Ma prima di uscire di casa c'è una cosa che è d'obbligo e imprescindibile:
La condivisione del selfie selvaggio. |
C'avevamo anche lo striscione. |
Ebbene sì, c'avevamo anche le coreografie. (A quanto pare avevamo tutto tranne che una macchina fotografica con un flash, ma vabbè). |
Abbiamo incontrato i nostri avatar dieci anni fa (che carine!). |
E abbiamo avuto momenti esilaranti. Momenti di roboante successo perché ragazzi, i pon pon funzionano. Fanno aggregazione. Disinibiscono, passi urlando per tutta la sala e la gente fa il trenino, giuro.
Tutto ciò finché Maya, nell'impeto del cheerleading aggressivo, non lancia in aria il suo pon pon tentacolare e lo fa atterrare in faccia a uno che aveva gli occhiali.
Dieci minuti dopo ci siamo accorte che gli occhiali erano nel pon pon.
Fine della serata.
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