venerdì 25 aprile 2014

THE NEW ROSSELLA O'HARA

Non c'è peggior cosa in un periodo di magra che mettersi a pascolare sui fashion blogs. Improvvisamente, il tuo armadio comincia ad assumere le fattezze gialle del cassone della Caritas, mentre piano piano, come tuberi deformi, nuove impossibili ossessioni sbucano infestanti nel campo arato dal buon contadino della tua mente. Cose di cui non sapevi assolutamente di aver bisogno diventano improvvisamente necessità impellenti, e ti trovi d'un tratto a sbavare in preda a crisi d'astinenza da zoccoli in pvc e mantelline impermeabili (tratto da una storia vera). E dire che avremmo dovuto imparare la lezione sullo shopping visivo da Rory e Lolerai Gilmore tanti ma tanti anni fa (mille punti e tutto il mio rispetto a chi capisce la citazione).

Nelle ultime settimane di reclusione forzata, in cui nel tentativo di tenermi a distanza di sicurezza dal canto delle sirene di Corso Buenos Aires (Zara, mi manchi!) sto facendo abbuffate di outfit virtuali, ho avuto un'epifania: sono vittima di un'anomalia spazio temporale (ciao Fringe, non mi hai plasmato la mente). 

***Dissolvenza a stella***

Tutto questo tempo sprecato a pensare di essere goffa, e invece no!, sono solo nel luogo e nel tempo sbagliato: La Gianni non è La Gianni, è The New Rossella O'Hara. Sotto la mia superficiale apparenza da Pippo, si nasconde la grazia di una gentildonna del Sud. Se l'ordine naturale delle cose venisse infine ristabilito, probabilmente mi ritroverei su un grazioso patio affacciato su sterminati campi di cotone a farmi aria pigramente con un ventaglio. Saprei fare cose interessanti tipo suonare il piano e dipingere acquarelli. Non dovrei preoccuparmi di passarmi il Silk Epìl sulle gambe perché avrei sempre lunghi abiti con la ruota. E ombrellini per proteggere la mia pelle diafana perché l'abbronzatura è da poveri. Accetterei graziosamente la corte dei gemelli Tarleton ma senza incoraggiarli troppo. 
(Ovviamente la mia dimensione spazio-tempo subirebbe ulteriori disturbi ai primi accenni di bombardamenti, e io sarei trascinata nuovamente da questa parte della porta un attimo prima di ritrovarmi in fuga da Atlanta su un carretto con la Melania tremebonda.)

Insomma, la morale è che ho voglia di una maxigonna. Sì, lo so che avevo detto basta con le gonne lunghe, ma questa volta è diverso. Non voglio solo una gonna lunga, voglio una gonna maxi. Grossa. Gigante. Femminile. Una gonna da sogno. Tipo così:

Style Scrapbook


Style Scrapbook

Tutta colpa di Andy di StyleScrapbook, la mia numero uno. Che di solito è tutta così androgina e rigorosa, e poi fa un attimo un viaggetto tra il Brasile e Parigi e mi esce fuori il suo lato romantico. Non mi è ancora passata la fissa per il tutù. Questo è l'ingigantimento della mia visione.

Park and Cube

La maxiskirt + il crop top è storia di puro amore. Credo che con una gonna del genere addosso mi sentirei potente. Mi ci vedrei in una di quelle scene da Sex and the City in cui fermo un taxi nel traffico ed entro sul sedile posteriore in una nuvola di taffetà. Considerando che non vivo a New York e giro in bici, una gonna così è proprio quello di cui ho bisogno.

Style Scrapbook

Andy, ancora tu, in versione Rossella O'Hara al mare. E questo è Mango, ragazze, la tentazione a portata di un click.




lunedì 21 aprile 2014

IL SILENZIO DEGLI AGNELLI

PREMESSA: il post qui di seguito è espressione del pensiero mio ed esclusivamente mio. In nessun modo pretende di interpretare le opinioni delle Funny Girls, le quali potrebbero (o non potrebbero) discostarsi tranquillamente da ciò che La Gianni pensa e scrive.


Allora Pasqua è passata. Anche Pasquetta, e piove. Con soddisfazione, mi sto visualizzando gli immondi manifesti sproloquianti sul sacrificio degli agnelli sciogliersi in liquame putrido sotto la pioggia che batte.

Anche quest'anno, inevitabili come il canone Rai e tempestivi come la bronchite il 24 di dicembre, Oipa&friends hanno deciso di mandarci i loro deliziosi e simpatici auguri rivestendo Milano di immagini di agnelletti pucciosi e di mani sporche di sangue di noi, brutti e cattivi, che abbiamo madri altrettanto cattive e brutte le quali per Pasqua ci propongono la combo capretto+patate al forno invece che del seitan e due tomini. 

Allora. Io non sono una persona tollerante. Non sono una di quelli per cui la libertà di pensiero è sacrosanta e il rispetto viene prima di tutto. Col cazzo. Io ci sono delle categorie di persone a cui il mio disprezzo va a prescindere, e fra queste annovero, in ordine sparso: le fissate con la dieta, coloro che sbagliano i congiuntivi sugli stati di Facebook, coloro a cui non è chiaro l'utilizzo della H contestualizzata al verbo avere, gli elettori del M5S e i nazianimalisti. 

Ho rispetto degli animali (quasi tutti, le mosche no), ho un gatto che amo di amore incondizionato e ho un sacco di amici vegetariani e animalisti. Gente che non rompe il cazzo, comunque. Gente la cui scelta di vita accetto con rispetto, qualunque sia la motivazione. Voglio dire, io mi astengo dal mangiare la frutta per il semplice fatto che faccio fatica a sbucciarla, perciò chi sono io per criticare le scelte alimentari di altri? Le cui motivazioni sono certamente molteplici e ovviamente più profonde, ponderate e razionali delle mie? Con questi amici condivido le esperienze più disparate, compresi pic nic, cene in trattoria e grigliate pasquali nel fortuito caso ci sia mai un barlume di sole (cosa non più avvenuta credo dal lontano '98). Loro non mangiano carne, io non mangio l'insalata di pomodori. Nessuno fa proselitismo. Nessuno accusa nessuno. Nessuno insulta nessuno. E tutti vivono felici e in armonia. Amen.

Quello che a me veramente, ma veramenteveramenteveramente manda in bestia è l'essere evangelizzata. Mi dà in testa che gente sconosciuta ma evidentemente dotata di voce grossa si assurga al ruolo del profeta e cerchi di convertire le masse a forza. A forza, sì, perché appendere foto di cuccioli agonizzanti in giro per la città e impiccare agnelli di peluche nelle piazze (come successe un anno fa), è un atto di violenza puro e semplice. Costringere la gente a leggere cartelli insanguinati, in cui si invita ad immaginarsi i propri figli sgozzati, non è altro che un sopruso.  E formulare infondate accuse di omicidio è reato.

Io non ho bisogno di essere catechizzata. Non ho bisogno di essere sensibilizzata, non in questo modo. Non mi merito di vedere immagini cruente ad ogni angolo della strada. E non perché voglia tenermi le fette di salame (ops, di seitan) sugli occhi e non vedere la realtà. Non sono stupida, so cosa succede nei macelli. A differenza di tanti nazianimalisti però, so anche cosa succede nelle sale operatorie, ad esempio, durante uno xenotrapianto. Non mi farebbe comunque piacere vedere affissi manifesti raffiguranti pazienti aperti come scatole di sardine, al solo scopo di convincere i contrari della bontà dell'utilizzo di tessuti di origine animale per salvare delle vite. Per quanto io per prima appoggi fermamente la causa.

Seconda cosa, a me le campagne propagandistiche ignoranti stanno sul cazzo. Boicottare un agnello a Milano significa boicottare un pastore in Sardegna. Mettiamola così allora, io ho mangiato agnello a pranzo e a cena ieri e sono ben felice di non avere sulla coscienza la famiglia di nessun allevatore. E di nessun gregge neanche, perché che fine pensate farebbero gli agnelli e le pecore se nessuno le mangiasse più? Vivrebbero allo stato brado? Non credo. Presumibilmente scomparirebbero: non ci sarebbero così più agnelli da sacrificare per Pasqua e non ci sarebbero più pecore. Ovviamente non ci sarebbero neanche più allevatori, ma non c'è problema, sicuramente li reimpiegherebbe la LAV. La nota positiva è che finalmente non ci sarebbero più neanche quei merdosi manifesti attaccati ai muri delle strade. Con buona Pasqua di tutti.

Concludo lanciando un appello alle associazioni (nazi)animaliste: effettivamente la crociata in difesa dell'agnello mi ha toccata, perciò stavo pensando di lanciare una campagna di sensibilizzazione contro lo sterminio perpetrato reiteratamente nelle nostre città ai danni di topi e scarafaggi, barbaramente uccisi solo per il nostro vezzo di vivere in luoghi ameni e puliti. Penso sia giunto il momento di porre fine a questo scarafaggicidio e lasciare finalmente le bestioline libere di riprodursi incontrollabilmente e convivere con noi nelle nostre cucine e nei nostri bagni, in un'atmosfera di empatia e amore fraterno come voi ci avete sempre insegnato. Per erogazione di fondi a sostegno della campagna (fare foto a scarafaggi stecchiti è un lavoraccio) potete scrivermi in pvt. Sarò estremamente lieta di comunicarvi il mio IBAN. Certa della vostra collaborazione. 
Saluti e baci.
La Gianni.


giovedì 17 aprile 2014

SPIEGATEMI IL VOSTRO SEGRETO

Esistono fashion bloggers arabe che voi sappiate? Se sì, pregasi linkarmi in calce, per favore, perché avrei alcune domande da far loro, del tipo: com'è che il vostro kajal non sbava e il mio, che vieppiù arriva direttamente dall'India, mi si sbriciola addosso nello spazio di un nanosecondo netto? Com'è che avete queste facce da bambole con trucco inossidabile, resistente all'effetto sauna finlandese di una carrozza del Milano-Novara con finestrini serrati alle sei del pomeriggio del quindici di luglio e io ancora non ho capito come far arrivare la matita nera sulla rima inferiore alla linea di traguardo del mezzogiorno?



Ci sono donne che hanno segreti e non so perché non ce li vogliono rivelare. Ma saranno stronze?

Tipo: oh voi, donne che vi mettete le calze velate otto denari, avete forse un conto aperto da Tezenis? Ne tenete un pacco di riserva in borsa, che io le straccio semplicemente varcando l'uscio di casa? Non vi mangiate le pellicine, voi? Vi togliete gli anelli tutte le mattine? Non vi sedete sul tram? E poi, com'è che voi non sembrate delle strappone e io sì (e la smagliatura sul polpaccio in effetti aiuta)? 




Voi, donne con il foulard in testa. Parlatemi. Io, che sono una grande sostenitrice dell'hijab come accessorio moda, perché ho il naso prominente e mi starebbe benissimo, vorrei, in attesa di trovare il coraggio per sdoganare questo fantastico accessorio, ingannare il tempo indossando foulard. Ma come? Come, senza sembrare una cretina? Come, senza stordirmi di tutorial incomprensibili?

Guardatela lei che carina! Perché io sembro la mami di Rossella se me lo metto così??

E mi rivolgo a voi, ragazze dalla pelle di porcellana, bianche come un candeggio eppure senza imperfezioni... Qual è la formula segreta del vostro fondotinta? Ve la tramandate per via orale di nonna in nipote, saltando una generazione come per i tartufi? Giace celata insieme alla ricetta della Coca Cola?




In the end, un appello accorato alle donne del costume intero. Ma come fate, uno a non sembrare delle sfigate ferme agli anni Ottanta, e due a non litigare con l'abbronzatura, che io devo stare attenta a su che spalla appoggiare la borsa quando salgo dalla spiaggia per non trovarmi conciata come un quadro di Kandinskji? Che manco lo so come sono fatti i quadri di Kandinskji ma almeno il nome l'ho scritto giusto, e lo so perché l'ho googlato???



Io dovevo nascere figa, già lo so.

martedì 15 aprile 2014

UN POST INFINITAMENTE PICCOLO E TRISTE

E fu così che il Pelliccia disse: "Smettila di pensare che ci sia un complotto contro di te".

Col cavolo. La mia tesi è che il complotto ci sia, e ne ho le prove:

  • il mal di denti che viene il sabato notte, quando la domenica dopo si lavora, è complotto.
  • l'appuntamento dal tatuatore che salta perché devo andare a farmi devitalizzare il dente, è complotto.
  • la zanzara che mi punge sul labbro che sembro Lilli Gruber (ciao grandissima, falle il culo alla Le Pen), è complotto.
  • le quattro dita di polvere che si sono accumulate sui miei mobili, ricordandomi che l'ultima volta che ho fatto le pulizie in questa casa risale verosimilmente al Paleolitico, è complotto.
  • il sole sulle palme che dà pioggia sulle uova, è complotto.
  • la prima serie di Sex and the City che è stata spostata in seconda serata, e passano una puntata sola che voglio dire macchemmenefaccio, è complotto.
  • i vestiti estivi che si riproducono per via asessuata durante l'inverno per rendere sempre più difficile il cambio di stagione, è complotto.
  • le zanzare precoci, sono complottarde anche loro (già detto?).
  • il blog di Sarinski a cui hanno expired il domain name (ma che cazzo vuol direeeeee???), è complotto.
  • i ravioli di Giovanni Rana che si bucano è perdono il ripieno, è complotto.
  • La7 che passa un film dell'87, con Cher con le spalline imbottite, è complotto.
  • il mascara che anche quando pensi di, in realtà non l'hai mai tolto del tutto, è complotto.
  • la lavatrice che si impiastra sul lavaggio della lana, è complotto.
  • dover cambiare la manicure perché al capo non piace, è complotto.
  • i brand che si ostinano a non proporre tutù decenti, è complotto.
  • non avere comunque soldi per comprarlo anche nel fortuito caso in cui, è complotto.
  • le doppie punte, sono un complotto.
  • le patate che cacciano le radici, sono un complotto.
  • il pavimento nero che ingloba le forcine, è complotto.
  • la coda di cavallo che tira, è complotto.
  • avere un blog e fare post di merda, è complotto.
Essere infinitamente tristi, e non avere niente e nessuno a cui veramente poter dare la colpa, questo è il vero complotto.

martedì 8 aprile 2014

STMA by STEFANIA MARRA: C'E' QUALCOSA DI BELLO IN CITTA'.

Ovvero anche, sono in piena bulimia di wannabeismo.

Oggi ho sfruttato l'ultimo giorno di respiro prima dell'overdose lavorativa da Salone del mobile e sono andata a fare un giro in via Vigevano.
Per me, questa settimana di Aprile è la più bella di tutte le settimane dell'anno a Milano. E lo so, e condivido i vostri pensieri sulla home di FB su quanto siano maledettamente piene le metro di questi giorni, ma alla fine, chissenefrega, questa è la settimana del Bello: è la settimana in cui posso portare a passeggio la mia sterilità creativa e dirle "vedi, per fortuna non sono tutte come te". C'è un sacco di gente che ha delle idee, in questo mondo. E anche il coraggio di proporle.

Ecco perché oggi pomeriggio ho preso il guinzaglio e, su una metro effettivamente affollata, ho raggiunto l'HAZEE Temporary Shop, dove tredici designer emergenti stanno esponendo le loro creazioni sartoriali, i loro gioielli e i loro accessori, tutti pensati, disegnati e realizzati a mano in Italia. Tra di loro c'è STMA, il brand di Stefania Marra, che è una designer emergente di quelle che quando ne vedi le collezioni ti verrebbe voglia di citofonare al piano attico e chiedere ma perché, dio, tra le due hai poi scelto Donatella?

STMA mi piace perché nei suoi abiti c'è l'idea stessa del Bello: sono linee pure, delicate, fatte con amore. STMA è la moda che ti sorprende, quella per cui ti soffermi a guardare il dettaglio, che ti stupisce al tatto.
I modelli di STMA hanno la forza dei capi speciali, quelli che ti costringono a pensarci su, la mattina, perché non è giusto sbatterseli addosso con il primo paio di jeans pescato dalla cesta dei panni. Meritano di meglio, e ci costringono a volerci bene. Io credo che la magia di un capo stia in questo, nel fatto che indossare qualcosa di speciale porta a sentirci più speciali anche noi.

Ovvio che ho provato tutto. E per il vostro gaudio, ma soprattutto per non lasciare inseminato l'arido campo delle vostre menti (giàgià...) ho tirato fuori la vera fescion blogger che latita in me. Perciò ecco a voi STMA by Stefania Marra PE 2014 feat. La Gianni, che comunque secondo la modesta opinione di lei e lei stessa medesima, ha un futuro (ma non si sa dove):

La t-shirt di STMA, serigrafata a mano con colori ad acqua, super morbida e super elastica, sembra di non avere addosso niente. E poiché il disegno è handmade, ogni pezzo è diverso dall'altro. Adoro.

La giacca di STMA, con zip asimmetrica e i dettagli in pelle. Esiste anche in nero, ma bianca è proprio figa.

Il minidress/maxigilet di STMA, con il collo in jersey spalmato: puoi chiudere i bottoncini a pressione come ti pare e la vestibilità cambia totalmente. L'ho trovato incredibile!!
La felpa di STMA, il mio pezzo preferito: il cappuccio in tela spalmata è croccante così lo puoi modellare praticamente come vuoi!

(L'effetto che ho usato per ottimizzare le professionalissime foto fatte con l'Iphone mi fanno assumere l'aspetto di uno hobbit albino, ma voi state concentrati sui vestiti, spero).



Questa è l'intera collezione esposta allo spazio HAZEE.

Vi faccio fare la conoscenza con la stilista, Stefania, e credo che adesso sia chiaro da dove viene la magia delle sue manine. Dentro quella testolina c'è un concentrato di fantasia potente.

E la cosa divertente è che STMA ha due anime, perciò di fianco a questi abiti meravigliosi fatti di organza leggerissima e dettagli delicati espone... questo:


La collezione WE LOVE ROCK di STMA, per la gente che cucina duro. Non so voi, ma quel guanto da forno mi piace troppo (e credo che al Pelliccia donerebbe, oltretutto)!!

E quindi, a conclusione di un così stimolante pomeriggio, poteva secondo voi La Gianni tornare alla sua piccola dimora senza una testimonianza tangibile del talento di STMA? 

No.


La tenera immagine di una Gianni felice mentre pensa "Questa felpa sarà mia".
Sono felice. Innamorata e felice. Ho scelto la felpa nera, il cappuccio è più morbido perché è in jersey invece che tela. Sono stata molto combattuta perché la tela un po' più rigida della felpa bianca mi ha tentato fino alla fine, ma ragionevolmente credo che questa mi stia meglio.

E tornando alla mia affermazione di poco sopra, per cui un capo quando è speciale va indossato con amore, vi lascio un piccolo indizio su come vorrei abbinare il mio nuovo gioiellino... 

Sono al livello delle foto d'autore oramai, ragazzi, qui si fanno passi DA GIGANTE.
P.S. STMA e gli altri suoi colleghi saranno all'HAZEE Temporary Store di via Vigevano 13 fino al 14 Aprile. Sono aperti ventitré ore al giorno (una dormono) e quasi tutte le sere propongono concerti, workshop e djset, perciò se siete di zona passate per un bicchiere e rifatevi gli occhi. Le tentazioni di certo non mancheranno.

lunedì 7 aprile 2014

QUESTA COSA CHE SIETE TUTTE IN GIRO CON LE SNEAKERS A ME FA SCHIFO.

Al netto della Milano City Marathon, ovviamente. Perché siete tutte in giro con le Air Max? Perché le abbinate, tipo, così:


?

E poi perché andate tutte a correre? Vi iscrivete alla We Own the Night, siete tutte così allenate? Ma cos'è sta cosa che fate tutte sport?!?

Sono qui, reduce da una giornata di centosessantadue ore, rattrappita sul divano come una crosta sul ginocchio quando cadi e te lo sbucci e nella mia mocciolosità mi pongo questi quesiti fondamentali.
A volte la moda è crudele: ti coccola per mesi facendoti credere che ti sta venendo incontro, ha alzato le vite per te, ha abbassato i tacchi perché le piaci, ha aumentato i volumi, accorciato gli orli perché lei ti crede e poi... poi questo colpo basso del mood sportivo. Basta una Haute Couture con spose in runners bianche. Basta della gente che fa la spesa in un supermercato. E tutti hanno le sneakers ai piedi. E non le Convers, non più (signore grazie) le zarrerie di Isabel Marant. Queste sono scarpe di gente che ci crede davvero. Tipo, sportivi veri. E io mi chiedo, perché dio? Perché fai questo a me?
Generalmente quando qualcuno mi fa uno sgarbo poco carino mi addoloro e piango. Ma questa volta no, questa volta ho deciso di tirare fuori le unghie e reagire, perché sta cosa delle cose sportive che vanno di moda è una cattiveria troppo grande. Ecco quindi a voi i

DIECI MOTIVI DELLA GIANNI PER NON INDOSSARE SNEAKERS (TROPPO) SPORTIVE

per convincervi che è una cosa che non si fa:

  1. Punto primo e fondamentale: alle modelle e alla maggior parte delle attrici e delle bloggers stanno bene ma a voi no. Voi sembrate delle poveracce. Fatevene una ragione.
  2. Non vi credo per niente se mi dite che avrete il coraggio di indossarle con il tutù come la tizia qua sopra: voi finite per indossarle con i leggings. Vedi punto 1.
  3. Le Air Max di oggi, sono le Hogan Interactive di domani. Pensateci.
  4. Per indossare scarpe da runners ed essere credibili dovete anche avere il fisico da runner. Guardatevi le cosce e fatevi un esame di coscienza.
  5. Non sono un podologo ma secondo me vi si allarga la pianta dei piedi. Poi quando passeranno di moda non potrete più indossare i sandali.
  6. Che sono comode non è una buona scusa: anche gli zoccoli da infermiere sono comodi ma non ho visto ancora nessuno passeggiarci in Brera la domenica pomeriggio.
  7. Sono sicura che sotto quelle Air Max avete il fantasmino. Scusate, vado in bagno a vomitare.
  8. Vestire sportivo non fa di voi delle sportive, e non vedo l'ora di vedervi alla prova costume di Agosto per ridere un sacco (io sarò quella col pareo sugli scogli in mezzo al mare).
  9. I colori fluo fanno cagare.
  10. Ultimo e importantissimo motivo: a me non piacciono e mi rendono insicura, perciò fatelo come favore personale e ve ne sarò grata per tutta la vita (o almeno fino alla settimana prossima, quando avrò qualcosa di nuovo che mi renderà infelice e insicura e avrò bisogno di nuovi favori da parte vostra). Grazie per la collaborazione. 
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