lunedì 31 marzo 2014

QUELLI CHE HANNO CAPITO TUTTO

Lo scorso Natale il Pelliccia, sotto velato suggerimento (ovvero wishlist vidimata e rilasciata in duplice copia a vario parentame sparso), mi ha comprato un paio di occhiali da sole fighissimi, di cui abbiamo un'interessante diapositiva:


Mentre io li sfoggio con orgoglio, ancora non mi capacito delle reazioni che la mia regale immagine suscita nella gente comune, le quali vanno dalla risata incontrollata all'accostamento a personaggi più o meno fantastici tra cui il più comune è:


Nonostante questa discrepanza d'opinioni tra me e tutto il resto del mondo non la smetta mai di lasciarmi stupita, ho convenuto ieri col Pelliccia che sia da imputare al sostanziale fatto che io e lui facciamo parte dell'eletta nonché esigua schiera di COLORO CHE HANNO CAPITO TUTTO. E' un peccato essere in così scarsa compagnia. Avrei quasi la voglia di fondare, non so, un partito, dare vita ad un movimento, per unirmi alle poche persone sparse in giro per il globo terracqueo che, come me, HANNO CAPITO TUTTO e si sentono sole. Vorrei dir loro AMICI, NON SIETE SOLI! SIAMO IN POCHI, SIAMO VESSATI, TORTURATI, DISPREZZATI DA CHI NON HA CAPITO UNA FAVA E NON LO SA MA CI SIAMO! CI SIAMO!! STIAMO UNITI!!

E' effettivamente singolare il fatto che per il momento gli adepti conosciuti siano due (di cui io sono l'UNA e il Pelliccia, a quanto pare, è il DUE, ma solo per diretta mia estensione dell'UNA che sono io), tuttavia ho provveduto a stilare una lista di requisiti fondamentali che, se non li avete, non ci pensate nemmeno a fare la domanda di ammissione perché vi dico di NONONO, non ci potete entrare nel mio gruppo finché siete così ipocapenti. Il requisito fondamentale ovviamente è apprezzare una Gianni in grossi occhiali tondi senza scherzarla con allusioni brutte e cattive.

UNICO E REGIO REGOLAMENTO GIANNICO PER ENTRARE A FAR PARTE DELLE GLORIOSE SCHIERE DELLA GCHCT (Gente Che Ha Capito Tutto) SENZA SE E SENZA MA:
  1. La GCHCT ha nell'armadio almeno un capo di un materiale a scelta tra piume, paillettes e PVC; non disdegna il tulle, specialmente se rosa.
  2. La GCHCT defenestra il leggings; ammette l'immenso contributo offerto da questo capo d'abbigliamento nelle ultime annate di carestia della moda ma è pronta a rinunciarci per sempre.
  3. La GCHCT rifiuta l'utilizzo del cerotto sul tallone. Piuttosto il sangue vivo, l'altare sacrificale e la macellazione.
  4. La GCHCT non legge quotidiani ma libri: le conversazioni tra la GCHCT non trattano scabrosi argomenti di cronaca nera, ma aggiornamenti in tempo reale sulle situazioni sentimentali del Visconte di Valmont e disquisizioni sul QI di Mina Murray, che vede il morso del vampiro e lo scambia per una ferita da spilla da balia (ma dai). Nel tempo libero si dilettano in riproduzioni artistiche della Terra di Mezzo e intonano canti elfici.
  5. La GCHCT aborrisce la combo bikers+pantaloncino. Se i bikers hanno borchie o cristalli la GCHCT incenerisce per combustione spontanea, perciò è pericolosissima l'esposizione.
  6. La GCHCT ascolta le Spice Girls ma non lo dice perché si vergogna.
  7. La GCHCT ha un sacco di gatti o, in alternativa, delle tartarughe d'acqua. I cani sono guardati con condiscendenza ma sono per la GCnonHancoraCT (ovvero, i tirocinanti).
  8. La GCHCT ha sempre precisa coscienza dell'età che ha, anzi, per non sbagliare, si auto-aggiunge un anno o due (anni-cuscinetto).
  9. Le donne della GCHCT amano solo uomini con la barba; gli uomini della GCHCT sono tutti barbuti.
  10. Quando chiedete "come va?" alla GCHCT, questa risponderà invariabilmente "la solita merda", come espressione di condanna sociale nei confronti di tutta la gente che ha intorno e che si ostina a non capire un emerito cazzo.
Adesso se avete fatto sì con la testa ad almeno cinque dei suddetti punti, avete superato l'esame di ammissione e potete fare il test d'ingresso per sei mesi di stage con rimborso spese in cui vi impegnerete a portare occhiali enormi ispirati a un personaggio dei cartoni animati a scelta tra Edna Mode, Mister Magoo e il Puffo Quattrocchi.
Se avete risposto positivamente ad almeno otto punti, potete indossare la coccarda del GCnonHancoraCT e portare a spasso il cane, cercando di ottimizzare questo tempo per riflettere su cosa potete migliorare di voi stessi per arrivare al sommo livello di Meravigliosa Grande Totale Conoscenza Incredibile e Pazzesca, titolo di cui mi fregio.
Se vi ritrovate in tutti i punti, le cose sono due: o mentite, e quindi siete dei laidi bugiardi fallaci mentitori oppure... SIETE DEI NOSTRI! ABBRACCIAMOCI FRATELLI!!

Così è stato deciso dal Giannico Consiglio (ovvero me, il Pelliccia, la Nina, Elrond di Gran Burrone e il parrucchiere di Giusi Ferrè). Amen.




martedì 25 marzo 2014

LA GIANNI E LA MADRILEÑA

Con una scanzonata botta di chulo, Il Pelliccia ed io siamo finiti a Madrid, il weekend scorso.

Madrid.

MADRID. ♥

Sono tornata a casa letteralmente innamorata. Con i piedi distrutti, ma innamorata. 
Abbiamo camminato un sacco, e quando dico un sacco, intendo veramente tantissimo. Se vi state preoccupando che abbia perso un etto, non c'è pericolo, ci siamo anche ingozzati di tapas come i porci al trogolo.

Se invece una volta letto il titolo avete cominciato a paventare una nuova traumatica esperienza, vedi il precedente incontro ravvicinato con la perfetta donna parigina, tranquillizzatevi: le spagnole sono delle sfraccione totali come noi. Anche se ammetto che il livello di contaminazione Erasmus e cruccame in vacanza era notevolmente alto, mi sento pronta ad affermare che con le ragazze di Madrid possiamo stringerci la mano. Anche loro hanno la stessa deprecabile inclinazione verso quello stile da "mollatemi, ho messo su la prima cosa che mi è capitata e i miei capelli sono un disastro ma me ne frego perché sono figa uguale" che piace tanto a noi, perciò infilatevi pure i vostri leggings a fiori e imbarcatevi a cuor leggero: potrete investire il solito quarto d'ora mattutino nella creazione del cipollotto finto-spettinato senza pericolo di sembrare l'itagliana in gita in terre straniere.

Una volta tranquillizzata su questo punto, ho cominciato a godermi la città. Che mi è piaciuta tantissimo. E non per il Palazzo Reale, per la Guernica o per le centordici opere di Goya al Museo del Prado. Cioè, anche, ma soprattutto mi è piaciuto starci. E' molto difficile da spiegare, ma passeggiare per Madrid è bello, semplicemente. L'aria che si respira è buona, positiva, è come essere a casa ma con un sacco di tempo a disposizione da dedicarsi. E tra le cento cose che ci sono da vedere, da fare, da provare a Madrid, queste sono quelle piccole cose speciali che a me l'hanno resa indimenticabile:

  • Le tartarughe alla stazione di Antocha, concentrato di tenerezza che mi fa venire voglia di adottare una mini-sorellina alla Nina.



  • Le sedie a dondolo nel Palazzo di Cristallo al Parco del Retiro, dove lo stanco passeggiatore può riposarsi leggendo romanzi in lingua autoctona.




  • Il profumo e i colori tra gli stand del Mercato di San Miguel.




  • Il zumo de mango appena fatto, che mi riporta ai sapori di Cuba nostalgica.



  • I balconcini in ferro battuto.




  • H&M sulla Gran Via, che farebbe cagare come tutti gli altri H&M se non si trovasse nello spazio di un vecchio cinema per cui quando entri ti aspetti che ti strappino il biglietto e quasi ti viene voglia di popcorn.




  • La versione 2.0 del BubbleTea, che puoi personalizzare scegliendo aroma del te e gusto delle bubbles.




  • Il panino con i calamari e, dio, dio, perché nessuno me ne aveva mai parlato prima d'ora? Come avete potuto tenermi all'oscuro??



  • Gli alberi sagomati al Parco del Retiro, che io ci sono cascata e pensavo nascessero già così, e invece no, li tagliano apposta.




  • Sta cosa figa che ogni volta che ordini da bere ti offrono qualcosa, fossero anche le caramelline gommose col mojito.




E poi, va beh, parliamo di shopping. Davvero vogliamo parlare di shopping? Il Pelliccia ha praticamente dovuto costringermi nella camicia di forza perché Madrid è LA TENTAZIONE. Negozi ovunque. Qualunque tipo di negozio: da Zara ai negozi vintage, dai centri commerciali alle sombrererie, mercati, carrettate di espadrillas, ventagli dipinti a mano, COSE! E io a maledire il destino infame per cui mi devo ritrovare a Madrid, in mezzo al ben di dio, con infinite possibilità di acquisto e un miliardo e mezzo di cose che mi piacciono da comprare e ZERO EURO! Buuuuuuahhhhhahhhhhahhh, destino crudele!!! 
Pertanto, dopo essermene fatta una ragione aver pianto calde lacrime ecco i risultati del mio shopping madrileño, che è povero, è vero, ma mi riempie comunque di orgoglio:



Esatto, vedete bene, niente vestiti perché qua è tempo di austerity, perciò si fa dello shopping piccolo e di spessore. Sì va beh ma che cavolo ho comprato, vi chiederete voi?

Innanzitutto la menta del Real Jardin Botanico perché l'intenzione mia e del Pelliccia per l'estate è quella di affogarci nel mojito (fatto in casa, ovviamente, così si risparmia!):


Ora, la vera sfida: saremo in grado di ricavarne qualcosa, visto e considerato che le istruzioni sono in spagnolo, che vabbè, non sarà arabo, ma già la materia ci è ostica e i bruchi agguerriti?  Ce lo berremo questo mojito? Io ovviamente, dopo lo slancio dell'acquisto, mi sono già tirata indietro lasciando tutto nelle mani volenterose del Pelliccia, che ha già fatto partire le operazioni di programmazione per la piantumazione e mi parla di vasi e di terriccio... mah...

Last but not least, ogni tanto mi vengono delle idee geniali. Ma così geniali che mi stupisco io stessa. Sull'onda del Piccolo Principe acquistato in francese, ho avuto un'illuminazione: perché non acquistare una fiaba per bambini in lingua spagnola, dando il via alla collezione più fantasticamente figa che mai mente umana abbia partorito? Tanto più che già nella mia libreria da anni campeggia uno Struwwelpeter acquistato a Monaco (lo conoscete? Sono i traumi dell'infanzia che riafforano...). E quindi... TADAAAAN!! La versione pittogrammata (?) del Don Chisciotte!!



Ed ecco la mia collezione privata che ora ammonta a tre esemplari ma è sicuramente destinata a crescere (PS a giugno vado in Scozia... Sir Conan Doyle, sei mio!).


Che poi, vi dirò, arredano. Quel cubo vuoto della Expedit mi faceva fare proprio brutta figura...




lunedì 17 marzo 2014

UN POST DI CUI NON SI SENTIVA PROPRIO L'ESIGENZA

C'è il sole e ci sono 20 gradi, mi sembra il clima adatto per essere vanesie e parlare del Nulla. Ad esempio, il mio disagio per non avere un paio di jeans a zampa, che sono tornati di moda, ed Effe ce li ha, Janet ce li ha, anche la mia amica La Scoppiatissima Jo ce li ha, me li sta sfoggiando persino Andy a Parigi E IO? Io gnente, io ho le rate del dentista da pagare e rimango nei miei skinny jeans, ecco cos'ho.
Epperò posso e voglio bullarmi dei miei ultimi acquisti, che mi piacciono un sacco ma di cui purtroppo ho solo brutte foto, perché il pavimento di casa mia è marroncino e potete immaginare la tristezza di uno sfondo marroncino (e disseminato di calzini e topi della Nina) a qualunque pretenzioso tentativo di shooting. 
Comunque, con dissennata assenza di amor proprio nonché d'istinto di autoconservazione, voglio ammorbarvi in questa splendida mattinata di luce, presentandovi lo stesso con traboccante orgoglio gli acquisti UNO e DUE della Primavera 2014 de La Gianni, detta anche "Sandy levati, che c'ho d'andare al drive-in con i Thunderbirds".

ACQUISTO UNO: LE SCARPE DI MAURO.

In alto a sinistra, pavimento marroncino + topo pelosetto.
Era una tragedia annunciata, giacché con settimane di anticipo avevo predetto questa mia infatuazione per le scarpe da sfigata. Sono stata lungamente indecisa tra la vernice color corallo e la pelle fucsia ma alla fine la scomodità vince sempre, e sono pronta ad affrontare una primavera di vesciche. Tra l'altro, per quale arcano motivo quando provo le scarpe da Mauro mi vanno perfette, e quando le rimetto a casa invece si sono accorciate di un paio di numeri? Sarà ritenzione idrica a singhiozzo? Sarà che le ho provate in un giorno di pioggia? Sarà l'imminenza dell'acquisto che mi dà alla testa e sragiono? Boh, fatto sta che ho passato la mattinata con il phon puntato sui piedi e le scarpe infilate a forza sopra calzini di spugna al fine di farle ritornare al loro 37 pianta C. Ma ho dubbie speranze di riuscire a farla franca.

ACQUISTO DUE: LA FULL SKIRT DI COS.

Selfie sparatomi in camerino e poi modificato con pessimi filtri.

Gonna penzolante dalla Expedit, ma era giusto per farvi capire il colore vero.

Ci sono quegli acquisti che fai e poi torni a casa che ti pavoneggi manco l'avessi cucita tu con le tue manine la gonna. Ma la verità è che poche volte nella vita capita di trovare qualcosa che ti sta bene veramente, al di là delle mode, al di là dell'umore, al di là degli specchi deformanti dei camerini che ti fanno sempre più magra. Questa gonna è la mia gonna, questa lunghezza, questa forma, questo colore. Non avrei dovuto comprarla, ma vaffanculo il dentista, l'avrei rimpianta per sempre.

Adesso la vera sfida è...

ACQUISTO UNO + ACQUISTO DUE:

... indossarli insieme!


Ed è subito WOP BA BA LU MOP AND WOP BAM BOOM!











mercoledì 12 marzo 2014

NORMCORE: SO NORMAL, SO CUTE.

Grazie alla mia amica, La Scoppiatissima Jo, e ai suoi studi sul magico mondo del fashion, ho scoperto questa cose dei normcore che mi piace un sacco.

Chi o che cosa sono i normcore? Fate attenzione perché è probabile che normcore è quello che vorremo tutti essere in un futuro molto prossimo. E non fate quelle facce lì, che fino a pochi mesi fa l'idea di indossare il tartan ci faceva inorridire e poi Chanel l'ha messo in sfilata e Zara sulle appenderie e all'improvviso a Milano sembrava di trovarsi sul set di Breaveheart. Questo per dire che è inutile che facciamo gli schizzinosi, tanto poi ci caschiamo tutti.

Quindi, avete più o meno intuito che normcore sarà la prossima tendenza. La cosa che mi piace è che è un'antitendenza. Il nome è stato inventato da una società newyorkese che (credo) studia i nuovi trend e si chiama K-Hole. Nella loro ricerca hanno una definizione dello stile normcorer che mi fa letteralmente sbarellare ed è: vestiti come tuo padre in vacanza a Disneyworld nel 1995. E infatti noi nel '95 non eravamo a Disneyworld, ma io il look del mio padrino in vacanza me lo ricordo bene, e posso assicurare che prevedeva scarpe da barca sbracate, jeans aspecifici, marsupio e cappellino con visiera. Oh yes.

E perché mai un giovine sano di mente e con volontà di socializzazione dovrebbe aspirare a vestirsi così? Come ben sapete, tutte le mode, tutte le tendenze, nascono per esprimere qualcosa: mi piace così tanto la moda perché, tra tutte le passioni (cinema, arte, vino, sci alpino) è l'unica che ti puoi portare addosso tutti i giorni. Puoi farla vedere a tutti. Dire a tutti come sei, cosa ti piace, cosa ti piacerebbe essere, come ti senti, come ti vedi, come ti credi. Lo scopo dello stile normcore è quello di far vedere che della moda non ce ne sbatte. Secondo la K-Hole, in epoca di digitalizzazione, i ggiòvani hanno già un'identità forte che coltivano e rafforzano in rete. Ergo, non hanno bisogno di affermare la propria personalità con i vestiti. Ergo, si mettono quello che gli capita, ovvero le peggio cose: i pantaloni della tuta con l'elastico, ad esempio, i gilet Husky imbottiti, i calzini bianchi di spugna arrotolati sulle caviglie, le magliette del fratello maggiore infilate nei bermuda a vita alta. Cose così.
La mia amica, La Scoppiatissima Jo, ha tirato fuori una foto degli anni Novanta per farmi capire. Una perla di rara bellezza che voglio condividere con voi così che possiate afferrare il senso di questa cosa:

La Gianni e La Scoppiatissima Jo, in gita elementare a un qualche parco faunistico, in perfetto stile normcore.
PS Lasciate perdere la scritta, quelli son deliri nostri che nella mia inettitudine informatica non ho saputo risparmiarvi...

E insomma, così. La rivincita di Steve Urkel.
La cosa che mi stuzzica di questa cosa è che, se davvero questo stile normcore si diffonderà (e lo farà, credetemi, lo farà, ché siamo pronti), andrà incontro ad un loop incredibile: cioè, ci si veste di merda per dire che della moda non ci importa un fico, ma vestirsi così è di moda, le case di moda propongono passerelle con abiti anti-moda che di conseguenza diventeranno di moda. Cioè, avete capito? E' la nuova frontiera dell'hipsteria, ma con una forza centuplicata. Non vedo l'ora di esserci.

PS La cosa veramente figa in realtà è che io conosco un sacco di gente che si veste normcore da anni e non lo sa! Sono cool senza saperlo, e io resterò indietro! Gulp!

lunedì 10 marzo 2014

ISTERISMI, PAGLIACCIATE E CARNEVALE

Anche quest'anno l'8 Marzo è arrivato e se ne è andato, con i suoi auguri da stracciarsi le vesti, i link su Facebook con le mimose e ottantadue tag e le recriminazioni sulle vacche represse che aspettano solo l'otto di marzo per uscire con il gregge di amiche vacche represse a fare le vacche con gli spogliarellisti. E ve lo devo dire, a me l'otto marzo è sempre stato sui coglioni, ma il motivo per cui lo odio di più è proprio questa sarabanda da moralisti della TL che inneggiano alle DONNE VERE, quelle che sono da festeggiare TUTTI I GIORNI, quelle che l'otto di marzo stanno a casa a fare la calzetta, mica quelle troie delle vacche represse che vanno ad ubriacarsi vestite di paillettes. Che palle. Io mi chiedo se è proprio necessario tutti gli anni. Mi chiedo cosa abbiamo mai fatto di male noi donne per doverci sottoporre tutti i santissimi anni che il signore manda in terra a questo sbrecciamento di coglioni. Non lo so.
Ma su con la vita ragazze, quest'anno la Giornata Internazionale della Donna è stata un po' più facile per noi perché c'era ben altra celebrazione ad occupare le nostre menti, ovvero il Carnevale.
A chi non piace il Carnevale, ci avete dei problemi. Chi non ama il Carnevale è perché ha il culo pesante, punto. Siete pesantipesantipesanti. A me piace un botto. Soprattutto mi piace il lato becero del Carnevale, quello del costume home made, quello dell'idiozia consistente, quello che fa ridere. Non mi piace il Carnevale sexy a tutti i costi, e neanche quello volgare. Ci sono delle cose che a Carnevale non valgono, sono i GRANDI NO del Carnevale: 
non valgono le cornina da diavolo riciclate da Halloween. YOU ARE DISMISSED.
non vale il mono-accessorio: solo la parrucca, solo il cappello, solo il naso da pagliaccio. Non sono costumi. NEXT.
non valgono le scuse. Sono vestito da me stesso la domenica è una stronzata. PER TE MISS ITALIA FINISCE.

Io, Maya e Effe ci siamo date al Becero, ovviamente, con dell'altra gente. Per far del Becero fatto bene bisogna:
  1. scegliere il posto. Che sia abbastanza becero da ospitare gente vestita da sub, da banana o da lattina dell'Ichnusa, perché non c'è assolutamente niente di peggio al mondo che trovarsi travestiti da dementi in un posto in cui tutti gli altri sono in borghese. 
  2. scegliere il tema. Perché è dagli anni del bullismo adolescenziale che sappiamo che l'insieme fa la forza e che in gruppo si riesce a tirar fuori molta più imbecillità che da soli (una banana dopotutto è sempre una banana, ma cinque banane sono un concentrato mortale di potassio, e levatevi tutti).
  3. farsi il costume. Perché se te lo fai da sola è più bello: cominci a ridere già da prima, quando ti scambi le foto dei tuoi orrori con le amiche su Whatsapp.
Le Funnies hanno fatto tutto con saggio criterio:
  1. hanno scelto il posto, ovvero l'Alcatraz. E che nessuno dica niente, perché l'Alcatraz è come le All Star: andavano bene a quindici anni e te le metti volentieri ancora adesso, quando capita. E' l'unico posto in tutta Milano dove mettono ancora Aca' Toro e i Meganoidi. E ho detto tutto.
  2. hanno scelto il tema, non senza difficoltà, passando dalle principesse Disney (troppo sbatti) agli animali dello zoo (troppo pirla) per approdare su un evergreen: le cheerleaders. Perché i pon pon ti risolvono l'antico problema del dove mettere le mani, queste appendici inutili e deturpanti, mentre balli. Col pon pon le sistemi: stanno in alto. Stanno in alto e sgigottano, tutta sera, finché non ti vengono i crampi, ma allora è quasi ora di andare a casa.
  3. si sono fatte il costume. Cioè, quasi. Mi piacerebbe molto dire che le mie serate spese al corso di taglio e cucito hanno dato i loro frutti ma purtroppo la triste realtà è che la gonna ce la siamo dovuta comprare. Ma per le magliette, quella è tutta un'altra storia:
La prodezza.
La sera dell'evento si torna dal lavoro con tanti buoni propositi sul trucco e parrucco. Poi su RealTime c'è Incidenti di Bellezza e una tizia con due tette a orecchie di cocker, e allora si tira avanti di "ancora cinque minuti", si rischia l'abbiocco, in un attimo è mezzanotte e sì, stiamo arrivando. Ma prima di uscire di casa c'è una cosa che è d'obbligo e imprescindibile: 

La condivisione del selfie selvaggio.
E alla fine siamo uscite carine, dai:

C'avevamo anche i giocatori.
C'avevamo anche lo striscione.
Ebbene sì, c'avevamo anche le coreografie.
(A quanto pare avevamo tutto tranne che una macchina fotografica con un flash, ma vabbè).

Abbiamo incontrato i nostri avatar dieci anni fa (che carine!).
E abbiamo avuto momenti esilaranti. Momenti di roboante successo perché ragazzi, i pon pon funzionano. Fanno aggregazione. Disinibiscono, passi urlando per tutta la sala e la gente fa il trenino, giuro. 
Tutto ciò finché Maya, nell'impeto del cheerleading aggressivo, non lancia in aria il suo pon pon tentacolare e lo fa atterrare in faccia a uno che aveva gli occhiali.
 Dieci minuti dopo ci siamo accorte che gli occhiali erano nel pon pon.
 Fine della serata.













giovedì 6 marzo 2014

CROP TOP: SI! PUO'! FAREEEEEEE!!

Oggi sono andata da Zara e ho comprato IL MIO PRIMO CROP TOP. Volevo dirvelo perché ragazze, se posso io, la donna dagli addominali impauriti, vi giuro che lo potete anche voi.
Ho gli occhi a forma di cuore e ho deciso che quest'estate lo metterò sempresempresempre. E soprattutto mi chiedo: perché mai un anno esatto fa, quando ho cominciato a vederli comparire sulle appenderie low cost insieme agli shorts shreddati mi hanno fatto così paura? Beh, perché nella mia mente si era materializzato, nell'ordine 

questo

questo


e soprattutto...

...questo


e si è innescato un meccanismo di rifiuto. Negazione del crop top. Negazione dell'addominale.

E invece, ripensandoci. Quest'inverno dopotutto ho scoperto le gioie della maglia aderente infilata nel pantalone a vita alta che, a dispetto della diffidenza del Pelliccia, ha il grande dono di mettere in evidenza il punto vita, nascondere il rotolino e farci assumere quell'allure un po' sofisticata ma ehi, alla mano ragazzi. L'evoluzione è il crop top. Che sì, è un'arma a doppio taglio. Ma gestibile anche se non si è Geri Halliwell (che poi...). L'importante secondo me è abbinarlo con criterio, mettendosi una mano sul cuore e l'altra sulla panza ed evitando di esporre centimetri su centimetri di pelle bianca e molliccia che magari anche no. L'ideale è che il crop top lasci scoperta proprio una strisciolina piccola piccola di pelle. E infatti, io credo che di modo per portarlo ce ne sia uno, ovvero, la famosa vita alta:

Chicmuse

...così sì...
Desigual

...così, francamente no, a meno che non abbiate sedici anni e una pancia che è una tavola da surf, condizione lontana da me mille miglia...

La linea sottile che separa ciò che è bello da ciò che fa effetto Geri si aggira pericolosamente in zona ombelico. Divertenti gli anni '90 eh, ma son finiti, e ci si scopre dalla vita in sù. Anche perché ci stiamo avvicinando ai trenta, ragazze, non scherziamo: pancia di fuori = cagotto assicurato. Non si scappa.

Alberta Ferretti, mon amour.

Così tutta la vita sì.
Karla's Closet

Così too much. Jeans fighi però.
Quand'è che proprio non ci si salva? Quando a vita alta sono gli shorts. L'effetto pin up è dietro l'angolo.

Moschino.

Lei è figa. Noi, presumibilmente, no. E comunque in questo look gli shorts a vita alta direi che sarebbero l'ultimo dei problemi.
E per le pavide? Quelle che proprio non se la sentono? Il crop top ha una scappatoia, e funziona: basta portarlo sovrapposto. E' bello, chic e non impegna. Soprattutto, non si rischia di passare la giornata a tirare lo sciacquone.

Style Scrapbook. Andy, amica mia.

PS Oggi ho finalmente provveduto anche all'acquisto delle scarpe da sfigata di cui qui. Ovviamente Mauro Leone ha saputo degnamente sopperire alla carenza di cash che mi separava da Prada. Ma questo è tutto un altro post. ;)


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