giovedì 28 novembre 2013

IO BICICLO: DRAMMI SU DUE RUOTE.

Allora, amici, intanto, diamolo come verità indiscutibile e assodata: a Milano la gente figa vera va in bici. Non in macchina (a meno che non hai il box in San Babila), non a piedi e sicuramente non con i mezzi, che sono il male, soprattutto d’inverno, quando fuori ci sono zero gradi e dentro cinquantadue ma non puoi toglierti il piumino senza prendere a gomitate nello stomaco i vicini di palo e, per esperienza, vi dico che litigare di prima mattina assolutamente non è il modo migliore per affrontare la giornata. E peggio la sera, quando cadi nel tranello dei bus sostitutivi, che per trovare la fermata di solito devi risolvere mezz’ora di indovinelli stradali, e grazie dio che hai messo Mappe nell’iphone, se no chi si salva più nella giungla urbana.

E quindi bici, bici tutta la vita. Che comunque fa anche figo. Uno perché vai a farti l’aperitivo la sera e abiti talmente vicino che ti puoi permettere di tornare a casa in bici, così puoi far credere alla gente che abiti in un posto molto centrale e chic anche se stai a Corvetto o in via dei Transiti (ovviamente non è il mio caso, io sto in un posto moooolto più chic ma non vi dico quale così potete continuare ad immaginarmi in un attico in Corso Venezia con l’ascensore di vetro). E due perché bici fa subito hipster.

E a dirla tutta tre, last but not least, gli uomini in bici sono molto più sexy. Specialmente quelli in completo grigino e cravatta coordinata, con la borsa porta-computer legata nel cestino dietro. Eh, lo so, la mia concezione del sexy forse si discosta leggerissimamente dall’immagine dell’omino-cocacola con la cassa sulle spalle, ma si sa, ognuno ha i suoi feticci.

Il problema in realtà ce l’abbiamo noi, le donne cicliste. Centaure tra le pendolari. Perché agli uomini basta un pantalone con la riga, ma noi, noi abbiamo un intero universo nel nostro guardaroba destinato a rimanere inesplorato, oppure sfoggiato nella passeggiata domenicale, oppure quando proprio nevica e non puoi andare al lavoro in bici senza fratturarti due costole sulla ghiaia sdrucciolevole dei giardini di Palestro.
E sto parlando, ad esempio, delle minigonne. Diavolo, quest’anno a me sarebbe anche tornato il trip della mini. Ne ho comprata una, giusto per provare. Infattibile amici. Neanche con la calza cento denari. Arrivi che hai le chiappe di fuori, però il morale è alle stelle, perché ti hanno fischiato tutti i muratori di tutti i cantieri e tutti i tassisti ti hanno dato la precedenza. Capirai.
E dire che venivo già da un anno di frustrazione, perché l’inverno scorso invece mi era preso il trip delle maxigonne. Soprattutto quelle di veli svolazzanti che si impigliano nella catena che è una bellezza. E io, che faccio tanto la spavalda, la catena non so rimetterla al suo posto. Non sono una donna emancipata e indipendente, ho bisogno di fermare un uomo che me la rimetta. E di solito in queste situazione i fighetti col completo grigio si volatilizzano. Rimane il muratore.
Quindi in pratica, escludendo i tubini che nonvelostoneancheaspiegare, non ci rimangono che le gonne a corolla, e che fortuna averne trovata una che mi piace un sacco a soli setteeurocinquanta eh?

Ma i problemi non finiscono con la morte della gonna, purtroppo. Parliamo del piumino lungo, ad esempio, che sarebbe tanto auspicabile nella fredda stagione, ma che fa l’effetto-tubino: hai le ginocchia con un’autonomia di movimento di mezzo centimetro. Ragazzi, non-si-pedala, è inutile. Quindi ==> bomberino. Un altro pezzo di femminilità sacrificato in nome del biciclo.

La borsa, un dramma. La donna ciclista non sa cosa significhi la parola “bauletto”. La borsa a mano è un antico ricordo di tempi in cui si camminava. Anche la borsa a spalla ormai è una prerogativa della domenica perché purtroppo, ragazzi, le alternative stanno a zero: se pensi di poter mettere la borsa nel cestino, sei una pazza, oppure non sai che mentre sei lì che lo stai pensando ti hanno già scippata, senza che tu abbia avuto il tempo di dire “camera ad aria”.  Quindi ne rimarrà soltanto una, ed è la borsa a tracolla. No way. O, se avete il coraggio, il marsupio. Io ce l’ho.

Vogliamo sprecare due parole anche per quel magico accessorio che sono i guanti? Io ho un grosso deficit, e cioè con i guanti con le dita non riesco a fare nulla, neanche schiacciare un pulsante, figuriamoci manovrare freni o manubri. Non ho sensibilità, amici. Perciò monto allegramente in sella alla mia bici con i miei fantastici guantini fingerless, sfidando il freddo pungente del mattino. E una volta che sei in sella, le mani sono ben lontane dalle tue tasche, e così si arrossano, si screpolano e poi cadono. Cioè, ancora non è successo, ma sono sicura che prima o poi capiterà. Ci perderò qualche falange, in quei giardini a Palestro.

E poiché siamo in tema,  vorrei spendere due parole anche sull’annoso problema del fango (sì, siamo sempre ai giardini). Quando sei a piedi mica ci fai caso, ma le pozzanghere di fango sono in agguato dappertutto. Nel tuo delirio di onnipotenza da ciclismo te ne freghi e passi a velocità pantaniana, salvo arrivare al lavoro che sembri reduce da un rally sul Mottarone.

E infine, il peggio. Esci la mattina che sì, il cielo è un po’ bigio, il Meteo.it dà piogge deboli, ma secondo te regge, vedrai che regge.
Non regge. Smette di reggere proprio quando sei a metà strada, troppo lontana da casa per desistere e piegarti alla soluzione di emergenza della metro e non ancora abbastanza vicina al posto di lavoro per sperare di arrivare in condizioni decenti. Ma noi donne in sella non ci fregate. Noi ci facciamo trovare sempre pronte, e tiriamo fuori dal cilindro la mantellina. Sissignori, senza paura, ma soprattutto, senza vergogna, ci infiliamo nel nostro sacco di tessuto tecnico che non solo ha il cappuccio con la coulisse e le bande catarifrangenti sulla schiena, ma è anche rosso gabibbo. La fine della decenza. La morte del buongusto. Col nostro sex appeal sotto le ruote, ci trasciniamo al lavoro sotto le intemperie e sì, in quei momenti di debolezza, ci viene da chiederci chicazzomel’hafattofare o anche dioperchèmipunisci e in alcuni casi perfino aiutovogliolamamma. Ma ne veniamo fuori. Sissignori, ne veniamo fuori, bagnate dal ginocchio in giù, con i capelli a spinacio e il trucco da Pierrot, ma con l’orgoglio intatto. Perché tanto, come disse una che ne sapeva, domani è un altro giorno, e magari ci sarà il sole. E allora vi sfrecceremo davanti e, mentre voi sciuperete la suole delle vostre scarpe nuove di pacca sull’asfalto, vi guarderemo pietosamente dall’alto delle nostre due ruote e vi faremo ciao con la mano.

martedì 26 novembre 2013

DEL PERCHE' MI RIMANE SULLO STOMACO LA CENA.

E’ fine Novembre. I tempi sono maturi per affrontare l’argomento, prima di venire sommersi dai pupazzetti e dai jingles del Natale, e allora parlarne sarebbe troppo facile.

Ergo, le due domande di oggi sono: chi li paga certi pubblicitari? E perché?

E’ pur vero che quello del pubblicitario infame è forse il lavoro più vecchio del mondo, e dovremmo esserci ormai pacificamente arresi. Tra i ricordi più scabrosi della mia nervosa adolescenza annovero le quattro paperelle della Lima (pari al numero di neuroni di chi t’ha pagata) e l’espressione di ottusa gaiezza con cui il barbuto sbucava dalle lenzuola al grido di “Che forza questo sole”. Ma l’odio. Tipo che non butto giù la tv dal balcone solo perché 1. non ho un balcone e 2. ho già pagato il canone. E 3. perché comunque devo vedere la fine di Una mamma per amica.
Eppure boh, sarà che in questo periodo ho le palle in giostra e devo pur trovare qualcuno che non sia il Pelliccia con cui sfogarmi. Ma a me il numero di pubblicità inguardabili ultimamente sembra essere aumentato in maniera sensibile. Sarò io? Sarà che ho il gatto incontinente? Sarà il cestino della bici bucato? Il te solubile del Carrefour che fa schifo? Non lo so, fatto sta che trovo sollievo a inveire contro le pubblicità che passano ultimamente e a odiare i protagonisti. Profondamente. Tipo che se mi trovo davanti la Chiara che studia green economy la prendo a sberle. Ma green economy cosa, che c’hai cinquant’anni e sarai fuori corso da due secoli. E invece che essere in biblioteca a studiare sei in giro a far flanella e racconti le balle a tua mamma. Cinquant’anni, e ancora racconti le balle a tua mamma, ma ti senti? E va bene che quella sarà a casa ad ammazzarsi di barbecue, però dai! E comunque, spiace dirlo, ma hai evidenti problemi di socializzazione se invece di frequentare gente della tua età vai a stalkerare le diciottenni. Ma poi. Ma sto appartamento da ottocento metri quadri. Alzi la mano chi ha studiato fuori sede e aveva il parquet in casa. Ma non vi crede nessuno, dai.

Perfino più irritante della Chiara c’è il Signore delle Olive. Questo dà fastidio anche al Pelliccia, quindi vuol dire che non sono io che sono irascibile. E’ lui che è un cafone. Se ne va a infilare il suo orrendo dito nei piatti altrui. Nel bicchiere del Martini. Perché è un feticista delle olive. Dai ma che schifo. E la cosa sbalorditiva è che nessuno gli schiaffa il Martini in faccia, no! Questo se ne va in giro, col suo completo da persona rispettabile, a toccacciare il cibo altrui e nessuno lo piomba di mazzate! Incredibile!

In ogni caso, il primo premio se lo becca una pubblicità d’autore. Di quelle che i committenti li hanno cacciati davvero, i soldi. Mica scherzi. Hanno ingaggiato il pezzo grosso, quello che se ne va in giro a offrire caffé su terrazze tipo LaRinascente Duomo, frequentate apparentemente solo da donne fighe tra i venticinque e i trenta. E lei, la tipa che si vede offrire il caffè in questione da George (mica quel biondo tinto di Brad Pitt eh, da George!) cosa fa? Buscetta! Buscetta a tutte a squarciagola! Ma che bisogno c’era, amica mia? Te lo stava già prendendo, sto caffé, e non c’era neanche fila al banco! Non potevi aspettare quattro minuti? O è il George che non ti piace? Va bene, non è andata giù a nessuno la storia con la Canalis, ma non mi sembra il caso di reagire così. Perché sai cosa ti meriti allora? Ti meriti solo Brignano! E che ti vada di traverso! Tiè!

domenica 24 novembre 2013

RIPARARE CUORI SPEZZATI: POPPY, IO CROCIERO DA SOLA.

Spira un certo vento di crisi nei focolari delle Funny Girls. Sarà colpa del freddo gelido piombato su Milano in questi giorni, che raffredda gli entusiasmi, fa litigare coi morosi e fa scoppiare le coppie. 
(LaGianni&IlPelliccia esclusi, ovviamente, ma loro sono un po’ come Nathan Scott ed Haley James, insieme per sempre in mezzo a tutte le avversità, mentre gli altri hanno una vita avventurosa e sessualmente promiscua).

Fatto sta che in questo periodo alcune Funnies stanno sentendo il bisogno di prendersi i propri spazi. Molto grandi, in alcuni casi. In altri addirittura si vede proprio solo la linea dell’orizzonte.

Prendi la Poppy per esempio. Fresca fresca di rottura dal fidanzato millenario, come pensate abbia deciso di consolarsi la nostra guerriera in uscita dalla turbolenta relazione? Abbuffandosi forse di gelato al pistacchio? No. Sparandosi maratone di Via col Vento? Nemmeno. La Poppy, vera pioniera visionaria, ha ben pensato, nella sua sconfinata immaginazione, che il modo migliore per scacciare i fantasmi del passato fosse prendere e partire per una crociera in solitaria. A Novembre. Nel Mediterraneo. E, se non bastasse, proprio nella settimana del suo compleanno. Vi giuro che non dico palle. E’ andata veramente così.

In un bigio pomeriggio novembrino, trolley rosso alla mano, la Poppy si è imbarcata a Savona, pronta a partire per la sua avventura tra i flutti. Itinerario previsto: Savona, Civitavecchia, Palermo, Palma di Maiorca, Marsiglia, siviglia e ritorno… Naturalmente, dopo neanche quarattott’ore di navigazione, la pazza ci scrive annunciando che il mare forza quattro li costringe ad una piccola deviazione verso… Napoli?! Noi a Milano già ce la immaginavamo in versione tenente Dan Taylor senza il suo Forrest Gump, a bordo di una bagnarola a vela, sospinta fuori rotta dalla potenza del mare arrabbiato. E invece questa stava così:

Camera con terrazzino su panorami di questo tipo:


Tramonto dedicato


Colazione in camera, e no, la Poppy non aveva ospiti, era tutto per lei e lei sola.

Dettaglio tenerissimo del parco scarpe&ciabatte della Poppy.

Noi a foderarci di piume d’oca e lei così, sbracata al sole.

E va beh. Va bene, ok, ammettiamolo, la location è figa. Niente da dire. La Poppy, non paga, gira il coltello nella piaga mandandoci diapositive in diretta di lei che si bulla davanti a residenze che non le appartengono

Palma di Maiorca


Lei che vandalizza opere d’arte scambiandole per altalene

Palma di Maiorca, again.


Lei che passeggia per vie assolate, incurante del pericolo di immensi edifici dietro di lei che la vogliono mangiare.

Valencia. 

(Boh, non era nell'itinerario ma evidentemente sto capitano andava a caso. Sempre colpa del mare in burrasca, ovviamente.)

E va bene. Forse l’idea della crociera negli assolati lidi mediterranei a Novembre non è così una cazzata come sembrava all’inizio. Però dai. Sei in crociera. Tradotto, su una nave. A Novembre.
Ma a parte il capitano chi vuoi che ci sia su una nave a Novembre. Ma chi. Qualche bicentenario forse. Qualche turista cinese che si è perso, voleva andare a Malpensa e invece si è trovato lì. Ma la noia. Ma l’inesprimibile solitudine serale. Ma la tristez





No va beh ma DITEMICHENONE’VERO! DITEMI CHE SONO PAGATI! MESSI LI’ DALL’ANIMAZIONE! DALLA PRO LOCO DI GENOVA! DAL CIRCO ORFEI! CIOE’, SONO FANTASTICI!

E allora no. Così non vale, dai. Allora io voglio andare in crociera. Ma fortissimamente voglio. Ma mandatemici, subito. Poppy, portami con te! Ma perché non ce l’hanno mai detto? Da cosa volevano proteggerci?

E poi non ci credete che la Poppy è tornata fresca come una rosa? Altrochè, io mi sarei nascosta nella cambusa. Don’t let me go!



mercoledì 20 novembre 2013

TO BE A BOOKAHOLIC

The Gianni-attitude si può definire con un’unica parola: compulsiva. Ovvero, io mi creo delle dipendenze. Se una cosa mi piace, in realtà non mi piace e basta, mi ci butto a pesce. Entro nel trip. Mi ci fisso finché non ne posso più e ne esco perché mi va in odio.

Ad esempio, i miei trip attuali sono, nell’ordine:

  • Gli accessori per capelli di H&M. Costano poco e sono tanto cariiiiini, perciò io licomprolicomprolicompro, poi la mattina me li provo davanti allo specchio, sembro una cretina e li tolgo. E ne compro altri. In loop.

  • Le canzoni dance anni ’90. Il mio ipod ne è pieno, l’unico piccolo dettaglio è che l’ho perso non so dove nei meandri di questa casa, e spero che i ladri non l’abbiano trovato prima di me, così forse prima o poi potrò di nuovo godere delle perle di Prezioso e Gabry Ponte e fare le pulizie la domenica mattina berciando a squarciagola Telmi Uaa-aa-aa-aai iuuonlov!

  • Il cibo cinese. Da quando hanno aperto l’Oriental Mall in Paolo Sarpi è stata subito gnocco-dipendenza. E non importa se tutti i miei tentativi sono un completo insuccesso, io continuo a comprare roba cinese che non sono assolutamente in grado di cucinare.

Ma l’ambito in cui i miei trip hanno più modo di crescere e moltiplicarsi sono i libri. 

Premesso che io leggo un botto. Perché leggo velocemente, in realtà. Il punto è che quando trovo un autore o un genere che mi piace non lo mollo. Ho avuto una marea di trip letterari nella mia vita ed escludendo i più scontati, tipo le trilogie, quadrilogie, cinquilogie, gli autori svedesi, i vampiri e quant’altro (e no, le cinquanta sfumature di sta cippa no, se sono troppo inflazionati poi mi passa la fantasia), eccovi riassunti i miei cinque trip migliori di sempre:

Il trip fantasy. O sarebbe meglio dire il trip Tolkien. Erano gli anni del liceo, e leggere Tolkien era un po’ controverso, perché se da un lato era in odore di destra, dall’altro tutti i nerd (parole ancora sconosciuta allora) intellettualoidi di sinistra si drogavano di Signore degli Anelli. Io ho letto tutto. Tutto. In particolare durante le ore di arte (da qui la mia avversione alle pinacoteche) Mi ero fatta anche l’albero genealogico di tutto il Silmarillon: era un arazzo. Ne sono uscita quando JRR è morto. E’ stata dura, ma con i Figli di Hurin, uscito postumo, ci abbiamo messo finalmente una pietra sopra.

Il trip francese. Perché io amo i polpettoni. E per quanto i francesi siano una razza a me ostile, devo ammettere che come ci danno dentro loro con i tascabili Feltrinelli nessuno mai. Ho amato I Tre Moschettieri, tutti e tre, anzi quattro. Ho palpitato con Cosette e Jean Valjean sulle barricate. E se Madame Bovary mi è sembrato un Harmony d’altri tempi, Le relazioni pericolose mi hanno fatto strippare peggio che le avventure di Blair e Chuck in Gossip Girl. Ma soprattutto il trip francese mi ha regalato l’amore della mia vita. Perché, anticipando di millenni le mode vampiresche, io col Conte di Montecristo già sapevo che l’uomo dei sogni era pallido come un morto e triste come un pesce nella boccia.

A ruota, il trip inglese. Perché sì, amici, alla tristezza non c’è un limite. Io ci sguazzo e ci grufolo come un maiale nell’aia. E quindi sorelle Brontë come se piovesse, Mary Shelley col suo depresso marito, Bram Stroker. Ma la tristezza. Ma la morbosità. Una volta che inizi non te ne puoi staccare più. E’ la stessa patologia che ti spinge a continuare a vedere Quattro matrimoni su Real Time. Più o meno.

Il trip Ammaniti. Non so perché. Anzi sì. Perché una zia mi ha regalato Che la festa cominci a un compleanno, e a me ha fatto un sacco ridere. Vi dico solo: ciccioni appollaiati sui rami di alberi. Questa immagine dovrebbe essere sufficiente per indurvi a leggere il libro. Così ho continuato e, a parte Ti prendo e ti porto via (bleah, schifo) tutto il resto è bomba. Ho smesso dopo Io e Te perché il Niccolò si è messo a scrivere i racconti, e a me i racconti non vanno proprio giù.

E infine l’ultimo trip, il mio preferito del momento, quello ancora in corso, è il trip giapponese. Anzi, Murakami. E’ vero, lo stanno leggendo tutti ormai. Perfino il Pelliccia è riuscito a finire 1Q84, anche se ormai c’è l’impronta del libro sul comodino. E comunque, un motivo c’è ed è che Murakami è il genio. Murakami fa innamorare.
Perché nel mondo di Murakami tutto è plausibile. Scendere una scala a pioli e trovarsi in un mondo parallelo, è plausibile. Anche uscire dall’ascensore e trovarsi faccia a faccia con un uomo vestito da pecora che connette i fili del destino è plausibile. Ma soprattutto, trovare gente consenziente a fare sesso di gruppo in ogni bar di Tokio è perfettamente logico e normale.
Nel mondo di Murakami, le adolescenti sono tutte precoci e favolosamente belle.
La gente esce di casa e svanisce nel nulla.
Tutti possono prendersi aspettative dal lavoro per i motivi più assurdi e andarsene in Grecia o alle Hawaii.
I ragazzini sono tendenzialmente gerontofili.
Le orecchie hanno una potente attrattiva sessuale.
Ci sono sempre un sacco di gatti.
Si mangiano cose giapponesi vere, tipo il sukiyaki o la tenpura.
Tokio di notte è fighissima e non c’è in giro nessuno.
Le stazioni dei treni sono il fulcro di tutte le attività più interessanti.
Ma soprattutto nel mondo di Murakami le cose che contano sono lì, sono semplici, sono la luna, sono l’amore, sono le cose che hai nella testa. E se nella testa hai delle cose meravigliose e fantastiche, il mondo è meraviglioso e fantastico, e quella è la realtà. E se al mondo esiste veramente qualcuno che ha in testa delle cose così meravigliose e fantastiche, allora c’è speranza. C’è bellezza. Allora il mondo è bello davvero. Anche quando sei triste, anche quando sei felice. Anche quando sei stanco, quando torni a casa, quando piove e non hai un camino e i tuoi calzini sono bagnati. Quando non si capisce niente ma non importa neanche. Quando è tutto difficile, oppure è tutto facile e che gusto c’è. Ma soprattutto quando fa freddo. Perché nel mondo di Murakami si sta al calduccio. E’ una coperta che non voglio togliermi più.



lunedì 18 novembre 2013

WE ARE BACK!

Dopo quasi due settimane di completa astinenza dal blog, eccomi di ritorno nel posto che mi è tanto mancato!

Ho un computer in meno (e anche una macchina fotografica, un profumo, diverse collane, un paio di borse e sì, anche una dozzina di sigari cubani in meno) ma un ombrello pieghevole in più, dimenticato dai ladri più stupidi della terra, quelli che **maledettilorolaidebestie** sono entrati nella mia giannimagione lunedì l’altro e hanno rotto e sciupato tutto dimenticandosi però di portarsi via le uniche cose di valore, e cioè la Nina, potenzialmente il gatto più iperbello dell’universo, la cui pelliccia è ricercata nei sette mondi e oltre, e le due carabattole con valore sopra le mille lire che tenevo nascoste nell’armadio tra le sciarpe (ecco ladri, ora lo sapete, la prossima volta è che dovete cercare, non nel cassetto dei calzini, cosa volete che ci sia, nel cassetto dei calzini).

E quindi niente, amici. Quindici giorni d’astinenza, neanche un misero supporto tecnologico per aggiornare i miei post e tanta, tanta disperazione. Finchè oggi, la luce: con un computer in prestito donato alla causa dal grande cuore della pelliccica sorella (grazie Paola! <3<3<3) siamo di nuovo qui, io e Carrie Bradshow che per la centomillesima volta si fa rubare le Manolo Blanik a casa dell'amica, con un’intera scatola di cioccolatini e zero Pellicci in giro a fare il grillo parlante e farmi notare che forse dieci cioccolatini finlandesi sono leggermente tanti e poi sto male e lui mi deve sorbire tutta la notte che mi lamento.

E le Funny Girls? Cosa hanno fatto in questi lunghi quindici giorni, mentre alla Gianni svaligiavano casa, perdevano una prenotazione al Wangjiao, facevano scadere la carta di credito senza dirglielo e gli gnocchi di riso che cucinava ad una cena con i vicini si incollavano tra di loro diventando un grosso pastone immangiabile e facendole fare una figura barbina?

Maya si è data alla cucina d’autore e, colta da inarrestabile ispirazione, ha preso a fare torte dedicate, particolarmente a se stessa.


Poppy ha deciso di celebrare il suo compleanno nonché l’abbattimento di un fidanzato fastidioso con una crociera in solitudine perfetta (ma questo sarà presto un altro post).


Janet e Francielle sono andate a tatuarsi insieme come Babi e Step, solo che invece che le aquile hanno scelto più modestamente due piume.


Yangwawa si è portata avanti per le feste venture e si è tinta i capelli del suo famoso “biondo-Natale”.


Bettie ha un nuovo toyboy che la porta al cinema, e qui mi astengo dal pubblicare foto dimostrative, ché potrebbero bannarci da Blogger.


E Blondie e Effe? Loro continuano ad essere ineffabilmente fighe, alla faccia di tutte noi.


domenica 3 novembre 2013

HALL OF FAME OF APPROACHING, ovvero TUTTI I NO DEL MARPIONAGGIO.

L’Halloween appena passato, della cui favolosa evoluzione avete ampio resoconto qui, mi ha fatto venire in mente lo spunto per un nuovo post della serie “Tutti i no della deficiente”. In questo caso i NO in questione sono quelli che dovreste dire a chi vi si avvicina in discoteca per evitare di subire tentativi di marpionaggio di tale infimo tipo:

Legenda: M= marpione; L(P)G= La (povera) Gianni.

M: Ciao, come ti chiami?
L(P)G: Laura.
M: Ciao Carmen (Carmen?), quanti anni hai?
L(P)G: 28.
M: Mi piacciono quelle della tua età perché hanno qualcosa da insegnare.
28 anni e milf.

M: Ma perché sei venuta a ballare con gli occhiali?
L(P)G: Perché senza non ci vedo.
M: Vabbè, io mi sono fatto l’operazione agli occhi.
(Scusa, ma non capisco cosa tu mi stia suggerendo).

(Discoteca estiva con piscina. L(P)G appoggiata alla ringhiera guarda in giù).
M: Stai cercando i delfini?
***Vaga sensazione di essere presa per il culo.***

(Revival).
M: Quanti anni hai?
L(P)G: 21.
M: Evviva, finalmente una maggiorenne!
(No, scusa, una dopo quante???)

L(P)G: Guarda, scusami, ma sono fidanzata.
M: Non ci credo proprio.
(Cioè cosa vorresti dire, che non credi sia possibile che qualcuno mi si sia pigliato??)

E infine, the very big champion of the credicimacredicitanto world:
L(P)G: Scusami, sono fidanzata.
M: Non sai cosa ti perdi.
No, grazie a dio, PROPRIO NON LO SO!

NB. Tutte le conversazioni riportate qui sotto sono state pronunciate veramente. LaGianni ne è tristemente unica testimone, ma le dovete credere.

venerdì 1 novembre 2013

LA NOTTE DI HALLOWEEN HA LE SUE BAMBOLE.

Amici, io non c’ho più l’età. Ho passato tutta la giornata in pigiama sul divano, con la tazza del te per riprendermi dallo sforzo dell’halloween. Perché qui, quando si festeggia, si festeggia bene, soprattutto se è Francielle che organizza la serata. E logicamente, nella loro maturità e morigeratezza, secondo voi potevano le Funny Girls lasciarsi sfuggire l’occasione di indossare accessori imbarazzanti e andare a fare le cretine nella notte dei morti viventi? Giammai.

Location: Superstudio Più, in via Tortona. La festa è una festa privata e su invito. Si entra solo se hai gli agganciggiusti con la Lista Mykonos e Francielle, ovviamente, li ha.

Dress code: Evil&Sexy. Vabbè, dov’è il problema, le Funny sono geneticamente sexy. Lavoriamo sull’Evil, quindi. Da cosa ci vestiamo? Il problema di Halloween è che alla fine tutta sta gran scelta non c’è. Tolte le diavolette, che le lasciamo alle smandrappe, le spose cadavere, che sono inflazionate, e le fantasmine che, va bene tutto, ma anche no, la geniale idea è stata:
“Vestiamoci da bambole assassine! Che ci sono dei trucchi fighissimi!” (che noi non sappiamo fare, ma una settimana fa questa cosa non ci è mica venuta in mente).
“Eh ma cosa ci mettiamo addosso?”
“Massì, basta trovare una gonnellina di tulle!”

Bella, andata. A parte che trovare delle gonnelline di tulle si è rivelata un’impresa alquanto difficile, a meno di non essere disposte a cacciare 50 (cinquantaeuro!) dallo Zoccolaio, alla fin fine, più che da bambole assassine, eravamo vestite da “gente con del mascara importante e un gonnellino di tulle nero”.

Eccoci ai cancelli, prontissime per la serata!


Entriamo, il posto è pieno, e c’è l’open bar, ci fiondiamo al bancone come fossimo di ritorno da una tre giorni nel deserto del Sahara. Tempo zero e ci siamo perse la Poppy. Non ci buttiamo in pista perché la serata è ancora in fase di rodaggio perciò che fare mentre l’atmosfera si scalda? Beh, c’è una parete bianca, un faretto puntato … ma facciamo uno shooting fotografico ai nostri favolosi costumi da niente!


Effe è una bambolina tutto l'anno.

Bettie hardcore: total black e frisè la fanno pantera.

Blondie sembra Alice Dellal, con più capelli.

Francielle, l'incrocio tra Madonna di Like a Virgin e Anna Montana.

Ma where is Poppy?!?

Eccola, di ritorno con la sua preda!

La pista adesso è piena, e anche noi (di cuba), e la festa decolla. Gente, maschere, musica, cubacubacuba, sigarette, caldo, il pavimento appiccica ma noi siamo a 100, ci stiamo divertendo. Ci sono tante, troppe foto che raccontano la serata e le Funny Girls sono troppo belle, vorrei metterle tutte, ma ne verrebbe il post più lungo del mondo, perciò vi ho fatto un collage delle migliori:



Alle cinque del mattino siamo ridotte così 
                                                


E non si trova un taxi a pagarlo oro. Se devo tornare a piedi muoio. Alla fine ne rubiamo uno, letteralmente. Ragazzi che l’avete richiesto prima di noi, ci dispiace, veramente, ma qui è una giungla, e non l’ho deciso io (cit.).

Si torna a casa, ad affrontare l’ultima battaglia, quella con lo struccante. Aiuto.



P.S. Nel frattempo, in un'altra galassia ...

Maya sex bomb

Yangwawa, l'anti-bambola

... due bamboline si sono sperdute in un universo parallelo ...

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