lunedì 23 febbraio 2015

ZARA, PE 2015: COS'E' STA MERDA

Negli ultimi dieci giorni ho fatto una serie di scoperte importantissime:

Numero uno, ho trovato la prima delle mie sette sosia. 



Chi mi conosce, non potrà non notare una sorprendente vicinanza nel naso proboscideo e nel sorriso cavallino. Sono io, ma potenziata - cioè, idealizzata, con i capelli lunghi che non sono mai riuscita a far crescere e i denti dritti. In ogni caso, da quando La Scoppiatissima Jo me l'ha fatta scoprire, non riesco a smettere di guardare il video di Amara, producendomi in esclamazioni di rinnovato stupore ogni volta che la inquadrano di profilo. Sto anche sviluppando una crescente attrazione verso i turbanti: ho setacciato Etsy alla ricerca di un eshop di ispirazione indiana ma zero risultati soddisfacenti, perciò ti lancio un appello, Amara: da sosia a sosia, ti prego, dimmi dove trovare i tuoi turbanti, voglio essere come te, ciao.

Rivelazione numero due, il mio selfie di Carnevale in abiti Bollywood ha riscosso il doppio del gradimento di qualsiasi mio selfie in abiti civili. La lezione che posso trarne è che forse dovrei abbandonare Zara e darmi all'induismo.

Mi sostiene in questa decisione la rivelazione numero tre, ovvero: la prossima collezione primavera-estate mi fa cagare forte.

Come le peggio fashion bloggerz della mutua, quando si fa una certa stagione, gli uccellini cominciano a cantare e le fashion week ammiccano minacciose, io faccio la sola cosa sensata per farmi trovare pronta con gli imperdibili trend di stagione: apro il sito di Zara.

Zara, paradiso delle copione spiantate, mi dà in cinque minuti la visione generale di quello che Vogue ci impiega settimane a dirmi: a febbraio noi possiamo già sapere se nel giro di un paio di mesi ci toccherà andare in giro in zoccoli o in pigiama, se dovremo sottoporci all'umiliazione della coroncina di fiori o se saremo costrette a mutilare la nostra femminilità sotto pastrani da istitutrice svizzera di fine ottocento.

E vi dirò che ogni anno mi piego di buon grado a queste dettami, felicemente parte del gregge, senza chiedermi mai fin dove si spingeranno le pulsioni sadiche dei Signori della Moda.
Nell'ultimo lustro ho accettato senza un lamento creepers, culotte pants, birkenstock, statement necklaces e perfino cappelli con le orecchie. Pensavo di aver coltivato un discreto pelo sullo stomaco, e invece. La collezione Zara Primavera Estate 2015 mi lascia - eufemisticamente - diciamo, perplessa.

Dicci, Zara, cosa dobbiamo quindi aspettarci da questa primavera?



Ciabatta scacciacazzi, preferibilmente di un numero troppo piccola e sfoggiata senza pedicure. Da abbinare alla gonna altezza francescana e alla tintarella protezione 50+.


Tuta da ciclo mestruale imponente. Rigidamente realizzata in maglina donante, da portare a pelle in giornate senza vento.


Salopette di jeans. Non ha bisogno di commenti, la faccia della modella già dice molto.


Gonna scamosciata, perché gli anni 70 pare non finiscano mai. Da portare con il top in pandant, per un total look a prova di influenza intestinale.


Stile Coachella. Ancora.


Il disagio. Per sentirci più vicini agli utenti della Caritas.


Capello unto, longuette di jeans e impermeabile di riciclo. Pare che il sandalo piccolo sia particolarmente di tendenza.

Sono seri, da Zara? Cioè, vi state divertendo? Volete vedere fino a che punto di aberrazione possiamo arrivare con la nostra incorruttibile fede? State mangiando pop corn e vi preparate a godervi lo spettacolo, scommettendo su quanto saremo coglione a comprarci sta roba e ad avere il coraggio di indossarla pure?

Zara scusami. Scusami. Per me è un no. Ho una dignità perdio. Alla tuta da gestante, ma soprattutto alle ciabattazze, io dico no. Non mi piegherò ai vostri sporchi giochetti. E quando a luglio, sopraffatta dal caldo e con i neuroni in fumo avrò la tentazione di cedere - perché ce l'avrò ragazzi, so che arriverà il momento in cui le mie mani si tenderanno bramose verso la gonna di jeans- ecco, sarà allora che rileggerò questo post e mi ricorderò, Zara. Mi ricorderò di quanto la tua collezione Primavera Estate 2015 mi abbia fatto cagare forte questa sera. E ti dirò mille volte no.

venerdì 13 febbraio 2015

HARRY POTTER: AIUTATEMI A CAPIRE

* ATTENZIONE ATTENZIONE *

Il contenuto di questo post potrebbe rivelarsi una noia mortale per chiunque non si proclami Potter addicted. Non solo, potrebbe risultare alla stessa categoria di persone alquanto incomprensibile.
Se non avete ancora letto Harry Potter e programmate di leggerlo in un futuro non troppo lontano, abbandonate il blog, perché trattasi di spoiler esplicito.
Se non avete letto Harry Potter e NON avete nessuna intenzione di leggerlo mai, abbandonate il blog, perché vi ritrovereste presto bombardati da parole in apparenza sconnesse, tra le quali fareste fatica a trovare un senso logico e vi annoiereste.
Se avete visto i film, ma non avete letto i libri, provateci, ma se c'è una cosa che ho capito è che i nomi sono tutti diversi (il Platano Picchiatore? Ma che davero?), perciò non prendetevela a male se non riporrò grande fiducia nelle vostre considerazioni.
Se avete letto Harry Potter e vi è piaciuto/non vi è piaciuto BENVENUTI! Questo è un post di auto aiuto che dedico a voi e a me, nella speranza che riusciate ad aiutarmi a dipanare la matassa di dubbi che mi affliggono.

Tra lacrime e sangue, ho finito il settimo libro di Harry Potter. Sangue figurato, ma lacrime vere, ve lo giuro. Cerco di raccogliere i cocci della mia triste vita, chiedendomi incessantemente cosa farò ora, quando la sera tornerò a casa e non ci sarà più nessun Hogwarts da salvare, nessun Voldemort da sconfiggere, nessun Serpeverde da odiare dalle viscere.
Nel tentativo di apporre un balsamo alla mia bruciante disperazione ho comprato i primi due libri de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Aiuterà? Qualcuno ci è passato? 
Ma divago.
Ho letto Harry Potter e i Doni della Morte da affamata sul piatto di zuppa: a cucchiaiate, sbrodolandomi. Sono un'ingorda della lettura, mi abbuffo nell'ansia di vedere cosa arriva dopo - a volte, è deplorevole - finito il primo libro di una serie, vado su Wikipedia a sbirciare cosa succede nel secondo, non posso aspettare di arrivare in libreria - è osceno, inumano, bestiale - lo so. In stato di ebbrezza finisco, disfatta ma felice, satolla di sensazioni, eppure perdo i pezzi. La mia lettura è fisica, ci grufolo dentro, godo, ma non assaporo veramente. Perdo i dettagli. Mi scivolano e rimangono indietro, mentre io corro verso l'ultimo capitolo, come se fossi pazza, come una dissennata.

Raramente rileggo i libri, anche quelli che mi sono piaciuti. Mi sembra un po' come andare due volte da California Bakery e per due volte ordinare l'Angel Cake, con tutto il bendidido inesplorato che c'è sul menù, mannaggiaalloro. Perciò i pezzi che son persi, son persi e basta, a meno che.
A meno che non vogliate aiutarmi voi, Potter Groupies, che i libri li avete letti sicuramente con più attenzione di me e probabilmente avete le risposte. Aiutatemi a ritrovare i miei sonni sereni.

Quesito number one: Il braccio mozzo di Ron.
Devo essermi persa un pezzo bello grosso. Allora, Harry, Ron ed Hermione scappano dal Ministero dopo aver rubato il medaglione alla Umbridge. Nell'ambaradam della Smaterializzazione, Ron si spezza e lascia indietro un braccio. Hermione cura la ferita, ma non osa provare a fargli ricrescere il braccio per paura di far cazzate. Poi? Quando gli ricresce il braccio a Ron, e come? Io ho continuato a immaginarmelo per tutto il libro con un moncherino, e non era una bella scena! E poi: il braccio che è rimasto al ministero che fine fa?

Quesito number two: Lo Sectumsempra.
Come tutti abbiamo dolorosamente appreso, George perde un orecchio perché colpito dalla maledizione Sectumsempra lanciata da Piton, e non glielo si può far ricrescere perché una ferita da maledizione non è curabile. Ma un libro addietro, Harry aveva usato la stessa maledizione contro Draco Malfoy, facendolo zampillare di sangue dalla faccia e dal petto in una scena degna del peggior regista splatter. Eppure il cattivissimo Draco viene rimesso in sesto in quattro e quattr'otto dal vecchio Piton. Com'è sta faccenda? Forse Piton, che aveva ideato la maledizione, era l'unico a conoscerne anche l'antidoto? Boh.

Quesito number three: La bacchetta che vive di vita propria.
Perché, durante il primo scontro con Lord Voldemort, la bacchetta di Harry decide da sola di sfanculare quella che il Signore Oscuro si è fatto prestare da Malfoy? Io boh, non l'ho capito. In generale, non ho ben capito questa forma di intelligenza propria che hanno le bacchette per comunicare tra di loro e agire di propria sponte: la storia della bacchetta di sambuco, me la spiegate in parole semplici? Se Harry disarma Draco della sua propria bacchetta, per quale motivo diventa il possessore morale anche della bacchetta di sambuco?

Ora, questi sono i quesiti seri di cui mi prude conoscer risposta, ma mi faccio prendere la mano, e allora via anche con le domande imbecilli, magari ve le siete fatte anche voi:

- Hagrid ce l'ha ancora l'ombrello rosa?
- Perché tutti i professori di Hogwarts sono single?
- Non esiste una cura magica per la miopia?
- Perché tutti quanti chiamano Hagrid per cognome, invece che Rubeus, da buoni amici?
- Mi confermate che i Serpeverde sono tutti degli figli di puttana e non ce n'è uno che uno che rimanga a combattere per Hogwarts?
- I mangiamorte hanno lo stesso livello intellettivo dei leghisti, e anche la stessa capacità dialettica. (questa non è una domanda, è un'affermazione).
- Siete d'accordo anche voi che Voldemort, il più potente mago di tutti i tempi, inanelli una serie inaccettabile di figure di merda?
- Luna e Neville si metteranno insieme?
- Che fine ha fatto Lavanda Brown?
- Tutti gli studenti di Hogwarts arrivano a scuola in treno? Ce n'è qualcuno che abita a Hogsmeade?
- Quanto sarebbe figo se il secondogenito di Harry e Ginny, Albus Severus, finisse veramente in Serpeverde?
- A tal proposito, i genitori di Ginny non si sono offesi per la scelta dei nomi?

Ma la domandona vera e grossa, quella che riassume in pieno il mio riflesso tonto, in realtà è una sola, ovvero: ma si può sapere che cazzo vuole alla fine Voldemort? Qual è il suo obiettivo? A cosa aspira questo signore? All'immortalità? A governare il mondo? A vincere la medaglia del cattivo più cattivissimo che c'è? Ma c'è già Sauron per quello, Voldy! O vuole solo fare la voce grossa con Silente, del tipo io-sono-più-bravo-di-te-gnegnegne?

Grazie a chi mi aiuterà a risolvere questi misteriosi misteri, ponendo fine al mio tormento. Forse poi riuscirò anche a smetterla di bisbigliare Alohomora davanti alle porte della metro che si aprono, ed eviterò di finire i miei giorni al reparto psichiatria del San Mungo. Grazie del sostegno ragazzi.

domenica 8 febbraio 2015

LA GIANNI PRECORRE I TREND E SE NE BULLA

Una non fa in tempo ad essere di cattivo umore ed ecco che le cade l'occhio sull'Istagram della Ferragni:


Osservate.

Vi ricorda qualcosa? Niente? Ma niente-niente??? Avete bisogno che vi aiuti a focalizzare forse?


Ma cos'ha ai piedi la prima tra le mie muse? Colei che ispirò la venuta al mondo di questo blog di imbecillità rara, che tutti voi allieta ormai da un anno e/rotto con mirabile solerzia e gran sfoggio di ineclissabile buon gusto? Cosa saranno mai? Ohibo! Ma sono scarponcini da pioggia di impressionante bruttezza! Esempi mefitici degli abissi di basfemia a cui può portarci una giornata di maltempo! Perdonaci Anna, perché abbiamo peccato. Sono campioni di serre da balcone! Umidificatori da terrari ai piedi! Autoclavi muffite! Schiscette di funghi marcescenti e brutti!

E dove vedeste voi, angeli caduti dalla corta memoria, per la prima volta come fosse un'apparizione, codesti prodigi dell'igrometria?

Madonna, ma in tutto vi devo aiutare?


Direttamente dal mio Istagram dell'ottobre 2013 signori, con abbondante anno e quasi quattro mesi d'anticipo, abbinavo orgogliosa a pigiama e calzettoni color block un paio di allora incompresissimi fake Dr Martens in 100% PVC, gentile omaggio della Sgnappa alla sua molto modaiola sorella maggiore.

Guardate come non mi si cagava nessuno! Ma guardate quei tre miseri like! Ma quella manciata di commenti (di cui uno mio)! Ah ma io rido signori! Rido perché adesso c'è la Chiara che mi fa da spalla! Io, la regina delle wannabe, quella che più in ritardo di Trenord in una giornata di nebbia, quella che è lì ancora a chiedersi che fine abbiano fatto i bracciali Cruciani e quando proprio se la sente si mette ancora il Paradoxal, lei, lei può dire di avercela fatta! Lei quegli scarponcini ce li aveva! La Gianni precorre le mode! Ma che dico, è ridicolmente probabile che La Gianni detti le mode! La Gianni nuova influencer! La Gianni su Vogue! La Gianni da Vogue! Buona pensione Franca, goditela!
Il mondo della moda è in subbuglio e trema: cosa dovremo aspettarci nei prossimi mesi? Babbucce a rotelle? Ombrelli da testa impunemente sfoggiati? Fuseaux con la ghetta? Cosa?





mercoledì 4 febbraio 2015

FEBBRAIO: UNA NUOVA PROVA DELL'INCROLLABILE OTTIMISMO DELLA GIANNI

Febbraio è il mese della mestizia, perciò non vogliatemene se ho questo umore da goblin.

Passerei le mie giornate a leggere sul divano e a guardare il Geordie Shore su MTV. Dio mio sì, mi avete scoperta, guardo il Geordie Shore e anche The Valley, mi fanno sentire intellignente. Poi quando riesco guardo Amici, ma mai la puntata del sabato. A me la De Filippi fa solo venire voglia di alzare le mani, ma non lo dico su Twitter, per la mia incolumità. Comunque è tremendamente difficile, perché le mie affezioni durano nel tempo e non sono destinate a vanificarsi, e io ho ancora nel mio cuore Giacomo P., Denny di Milano e anche un po' quel bubu di Nick, e non mi ci riesco ad abituare a ste facce nuove. Ma chi è sta gente? Com'è che mi sembrano tutti facce da pirla? A parte Briga che fabbrutto dibbrutto e perciò mi piace, io sto con i tamarri, sempre. Come han fatto a prendere quella lì con quell'accento veneto che ha? Perché le ballerine hanno tutte la stessa faccia? O forse è un gioco di specchi? Perché han tutti dodici anni? Queste e altre domande mentre mangio philadelphia e nutella con le dita sul divano (le dita stanno nel philadelphia e nutella, ma a ben pensarci anche sul divano, e di solito le due azioni sono consequenziali).

E' che purtroppo a Febbraio tutto ha il sapore delle cose di cui non ce ne frega una beata fava, tipo chessò, il MotoGP, o i valori nutrizionali del burro d'arachidi. E' un mese inetto, in cui fa freddo ma non si aspetta il Natale, nevica ma non è romantico e soprattutto ha ventotto giorni, cosa che mi manda in pappa il cervello, perché io faccio i calcoli su trenta e poi è un attimo che ti ritrovi di nuovo a dover pagare l'affitto.

A Febbraio tutto lo shopping invernale che hai fatto (a luglio ndr) è diventato obsoleto e cominci a chiederti perché mai ti è sembrata una buona idea andartene in giro tutto l'inverno con quel paraorecchi peloso che ti fa sembrare un grizzly, con gli stivali che ti ingrossano la caviglia e specialmente con l'accappotto, trend ferocissimo del novembre 2014, a metà tra un cappotto e un accappatoio, per cui hai fatto follie e solo oggi ti sei resa conto che ti fa sembrare cubica e con un punto vita chilometrico.

A Febbraio si festeggia San Valentino, festa contro cui personalmente non avrei nulla da ridire, senonché riempie Facebook e i social di talebani dell'amore coatto che inveiscono contro la strumentalizzazione del sentimento e la commercializzazione dell'affetto e blablabla. Queste cose erano mainstream nel 2000, adesso avete rotto, andate a farvi una pizza con la fidanzata e allontanatevi dalle tastiere (con le mani ben in vista, possibilmente).

A Febbraio c'è anche Carnevale, festa che generalmente mi dà giuoia e gaudio, ma a cui riesco a dedicarmi sempre meno e con meno attenzione, principalmente per la ragione (torniamo al punto uno) che passerei le mie giornate a leggere sul divano e a guardare il Geordie Shore su MTV invece che a fabbricarmi costumi da pipistrello con vecchi ombrelli e fili di lana, come si faceva ai tempi d'oro dell'uni (beata gioventù).

Febbraio fomenta aspettative deludenti, perché è il preludio di Marzo, e nessun di noi ha ancora accettato il fatto che Marzo è un mese invernale e non ha nulla a che spartire con la primavera, perciò facciamola finita con sti sogni ad occhi aperti di uccellini cinguettanti e ciliegi in fiore, a Marzo piovepiovepiove e ti devi mettere il piumino e ancora gli stivali che ti fanno le caviglie grosse.

Per resistere a un mese così infausto, la soluzione più intelligente è il letargo. Poiché la nostra specie è così stupida da non voler considerare l'opzione, suggerisco il principio di minor resistenza che consiste nel passare le proprie giornate a leggere sul divano e a guardare il Geordie Shore su MTV. Bonus happiness se avete un gatto.


domenica 1 febbraio 2015

DI TROPPO FREDDO NON SI MUORE (forse)

Quando non hai voglia di shopping, significa che c'è un problema, perciò ti consiglio un po' di autoanalisi.

Io non ho voglia di shopping ragazzi, e sebbene sappia che molti di voi a questa affermazione stiano intonando l'halleluja (ciao mamma) ho abbastanza consapevolezza da capire che questo è il campanello d'allarme di un problema.

Ben poche volte nella mia vita non ho avuto voglia di fare shopping, e tutte quelle volte la causa è che mi sentivo depressa, ovvero grassa oppure povera.

Oppure avevo freddo.

Io credo che porcalaputtana faccia troppo un cazzo di freddo per vestirsi bene. E se devo uscire conciata come i giargiana e fatta su in diversi strati di ecopiuma (e non perché sia solidale con le oche, ma perché non c'ho li sordi per i sacchetti del pattume della Monclair) allora ci rinuncio.

Lavoro affacciata su Montenapoleone e passo le mie giornate a guardare la gente, pertanto sono pronta a giudicarvi tutti: faccio le vive congratulazione a tutte quelle che, sprezzanti del pericolo, si aggirano in gilet di panno e senza sciarpe, ma per il popolo del freddo ho una sola parola: dio mio se siamo brutte. Il freddo ci rende sgraziate come foche, ci altera i lineamenti e ci intorpidisce l'umore. D'inverno, l'eleganza è per le stoiche, per quelle a cui non gocciola il naso, per coloro che non soffrono di sciatica. Tutte le altre, noi, che disperatamente ci dobbiamo proteggere, lottiamo giorno dopo giorno per uscire di casa a testa alta (quel poco di testa che sporge da strati e strati di tessuto) senza perire congelate ogni qual volta non ci sia un falò, un phon o del vin brulè nei paraggi a salvarci da assideramento certo. Ma quali opzioni abbiamo, noi tapine, per non tramutarci in statue di sale appena varcata la porta di casa?

Opzione A. Il Piumino. Io ce l'ho, tu ce l'hai, tutti ce l'hanno. Perché affrontare i geloni di un gennaio a Milano senza piumino è da pazzi oppure da russe, più probabilmente da pazze russe. Epperò questo non vi salva dal fatto che il piumino sia uno, da cesse, due, da tamarre, tre, altro. Il piumino è uno sgraziato ammasso di imbottitura che ci fa sembrare, alternativamente, delle liceali con l'acne oppure delle vecchie. La verità è dura, ed è questa: per avere un piumino che sia figo e caldo, dovete essere pronte a SPENDERE. E non parlo delle poche centinaia di euro (molto poche) che siamo disposte a sganciare noi versando lacrime e sangue per sembrare delle Sporty Spice, intendo spendere pe' davero. Tipo Sportmax. Tipo Pucci. Ho detto davvero Pucci? Scherzavo.

Opzione B. La Pelliccia. E perché sia a prova di freddo ci vuole quella vera, non barate. Le pelliccie da fighe vere hanno cappucci, maniche a tre quarti e cinture. Poi ci sono quelle che avete ereditato da Madre, tipo la mia, che ci diamo un tono chiamando vintage, ma per la verità sono solo vecchie. La mia pelliccia di agnelletto (ciao, animalisti), di cui vado arrogantemente fiera e che mi piace tanto, ha esattamente la mia età. L'ho scovata nell'armadio che Madre non apre mai, inutilizzata e sola, custodita sotto un lenzuolo rosa a quadratini. L'ho messa su che la temperatura era ancora in doppia cifra, e dopo mezza mattinata di effluvi, ho desistito: la mia nuova vecchia pelliccia puzzava. Puzzava di chiuso, puzzava di triste abbandono e di inedia. Ho detto, la metto sul balcone a prendere un po' d'aria. Era fine ottobre. Ogni qualche giorno, la annusavo e questa puzzava. Beh, la lascio fuori ancora un po'. Mi sembra migliori. Forse tra qualche giorno... Però puzza. Devo portarla a lavare. Domani la porto. Domani la porto. Domani. Porto. La.
Settimana scorsa, davanti a una riottosa gerente cinese, tentavo di spiegare che la mia pelliccia è agnello, signora, no, non è visone, direi nemmeno ermellino, è proprio agnello, quello che si mangia con le patate. "Va beh, sclivo montone". Scrivi come ti pare, basta che me la rendi profumata. Sette giorni e sessanta euro più tardi, ho una pelliccia, signori. E non ho paura di usarla.

Opzione C. Il Cappotto. Il cappotto, croce e delizia. Ne ho comprato uno da &otherstories quest'anno: è nero, un po' cocoon, con la cintura in vita e mantellina. Adorabile. Androgino. Elegante. Freddo come la mano della morte. Ci provo, ogni volta che vedo un raggio di sole io ci provo. Evviva, c'è il sole! Farà caldo! Mettiamoci il cappotto! Quattro minuti dopo, principio di assideramento e buoni propositi: basta basta basta, io fino a marzo io non lo metto più.

Appendice A. I Guanti. Come faccia la gente a sopravvivere d'inverno con le estremità esposte, solo loro lo sanno e non me lo dicono. Io piuttosto esco senza mutande o senza il fondotinta, ma dannazione datemi i miei guanti. I guanti sono una di quelle cose come il giubbino di salvataggio, le maschere al cetriolo o le mappe dell'Iphone: ti salvano la vita, ma tutto diventa incredibilmente più difficile. Con i guanti io non riesco a frenare in bici, trovare le chiavi in borsa, leggere sul tram e, soprattutto, scorrere la pagina di Instagram. Lo so che siamo nel 2015 e hanno inventato i guanti touch screen, ma intanto hanno il brutto vizio di farli con le tre dita a contrasto, e poi funzionano solo per i primi due lavaggi.

Appendice B. Il Cappello. C'è solo un cappello, ed è il Borsalino, oppure una copia da poveri di quelle che compriamo da Zara. Ma come tutte le cose belle, durano poco, ovvero dall'inizio della scuola al weekend dei morti, poi ti cadono le orecchie e bisogna convertirsi alla buriola da muratore bergamasco. Sprezzante del ridicolo, io continuo a sferruzzare cappelli dai colori imbarazzanti e nelle giornate di mera disperazione da freddo, li indosso pure.

Ecco perché ho la depressione da shopping. Tutti i miei sforzi di sembrare carina vengono presto vanificati dagli strati di piuma e lana che devo ammontonarmi addosso. Mi guardo allo specchio la mattina, prima di uscire di casa, e vedo questo:


Datemi l'afa. Datemi le zanzare. Oppure un camino. Sigillatemi in casa, non voglio più uscire fino al disgelo.



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