giovedì 18 settembre 2014

#DUE CUORI/LA SCOPPIATISSIMA JO

Oggi voglio raccontarvi della mia amica, La Scoppiatissima Jo.

La Scoppiatissima Jo ed io siamo amiche dalla prima elementare, o forse da prima, ma credo di no. O forse sì. O forse no. Di sicuro, se fosse lei in questo momento quella da questa parte della tastiera, saprebbe elencarvi con precisione millimetrica anno solare, mese giorno ora e minuto del nostro primo incontro, risalente all'era in cui l'età si scriveva con una sola cifra, se sapevi scriverla. Questo perché, nonostante La Scoppiatissima Jo sia largamente nota per la sua sbadataggine leggendaria, ha una memoria acuminata per le questioni affettive, al contrario della sottoscritta, che si dimentica di festeggiare il proprio anniversario. Ok.

Quando eravamo piccole, a me e alla Scoppiatissima Jo piaceva giocare con le barbie, le canzoni di Fiorello e fare del piccolo teatro d'avanguardia, in cui generalmente madri e sorelle venivano coinvolte per recitare parti minori, come fu Mrs Brick nella toccante tragedia in tre atti "La Bella e La Bestia".
Poiché La Scoppiatissima Jo ed io siamo sempre state molto diverse, la divisione dei ruoli principali avveniva senza scontri né frustranti compromessi: lei, molto dolce, faceva la principessa, io, dotata di folto crine di cui qualche post addietro, ero perfettamente a mio agio nell'interpretare Bestie, Re Leoni e finanche Gobbi di Notre-Dame. Credo che alla base della nostra longeva amicizia ci sia proprio questa nostra incompatibilità caratteriale, perché litigarsi il vestito di Barbie Usignolo quando si hanno sette anni può compromettere anche l'affinità elettiva più elevata.

Alle scuole medie alla Scoppiatissima Jo e a me sono andate a noia le barbie e son venuti a genio i maschietti. Sull'argomento ci trovava perfettamente concordi il fatto che il mondo fosse un mare pieno di pesci da appendere all'amo, rimanevamo però schierate su fronti opposti per quanto riguardava il potenziale attrattivo delle nostre prede: a me piacevano più grandi, tabagisti, col motorino e con scatole craniche tanto desertiche da ispirare un sequel a Buzzati; a lei, viso d'angelo e amor cortese. Così mentre io zompettavo da una parte all'altra come in un negozio di caramelle, cambiando idea ogni paio di settimane, lei si struggeva dietro amori lunghi come un'edizione di San Remo quando a condurre è Pippo Baudo.
Dalle nostre dis-avventure amorose, da cui nove su dieci si usciva col cuore spezzato e una discreta dose di disillusione in più, nascevano chilometrici diari a quattro mani, che erano la versione antidiluviana di Blogger, solo, aggiornati molto più di frequente. Erano di fatto diari monotematici, in cui a vicenda ci tamburavamo la uallera sulle nostre pene d'amore insormontabili insopportabili e insopprimibili, con qualche raro fuori tema sul genere quella-lì-è-una-troia-mi-sta-sul-cazzo, e abbondante condimento di sogni sul nostro futuro. Io da grande volevo fare: l'attrice-la scrittrice-l'interprete-la scienziata-il Premio Nobel (di professione). Lei voleva fare: la stilista-la pasticcera-la designer-la pittrice-la cuoca. Indovinate cosa faccio io? Indovinate cosa fa lei? Sì, vabbè.

Poi sono stati gli anni pazzi del liceo, in cui io facevo la punk sfigata e lei si vestiva da hippie. Sono stati gli anni dei concerti, delle feste alcoliche, dei fidanzati gelosi (i miei) e stronzi (i suoi), degli amori della vita. E siamo cresciute, e siamo sempre più diverse. Io razionale, concreta, efficiente. Lei romantica, astratta, sognatrice. Tutte e due alla ricerca di un modo attraverso cui esprimerci, tutte e due in attesa di un pubblico, un gesto, un riconoscimento.

E mentre io mi laureavo in una cosa, poi andavo a farne un'altra, poi mi fidanzavo, poi convivevo, mi trasferivo e compravo portafrutta e cesti per la biancheria, e mi dimenticavo un po' che cosa mi piaceva fare, e mi sforzavo di non tradire i miei sogni da bambina (anche se sul Premio Nobel ho, come dire. Mollato il colpo), lei i suoi sogni se li portava appresso, come un fagottino sulla spalla, e li nutriva, e diventava più grande e più brava. 

Nell'Anno del Signore 2014 non è molto facile avere dei sogni da far crescere. Perché non sono in molti quelli disposti a darti una mano e a remare con te. Se vuoi fare qualcosa di bello, di TUO, beh, ti devi rimboccare le maniche e arrangiarti. E La Scoppiatissima Jo, da scoppiata qual è, si è guardata in faccia con se stessa e ha detto: so fare alcune cose e le so fare bene. Perciò vaffanculo a tutti, vaffanculo alla crisi, al lavoro che non c'è, vaffanculo ai paraculismi, alle pari opportunità, alle lauree che non pagano, ai contratti a casaccio, ai datori di lavoro in ansia, ai colleghi incontinenti, alle quote di iscrizione, agli esami che non finiscono mai. E vaffanculo anche a Monti che, non so perché, ma è un vaffanculo che non perde mai d'attualità. Insomma, fanculo a tutti. Il mio campo provo ad ararmelo da me. 

E ne è venuto fuori questo:


La Scoppiatissima Jo, con la sua manina magica. La Scoppiatissima Jo, quella che mi disegnava a mano i biglietti d'auguri, quella che alle lezioni di educazione artistica prendeva sempre ottimo, quella che si dipinge le pareti di camera sua e ci disegna alberi, soffioni e fiori. Lei ha creato questo progetto dal nulla di uno spazio vuoto, come su un foglio bianco ci ha disegnato sopra i suoi sogni per vedere se si rispecchiano nei sogni degli altri.

Io non mi ci raccapezzo molto coi matrimoni, lo sapete, ma secondo me questa è una cosa bella. Però è fragile, come un bimbo, e l'augurio che posso fare io alla Scoppiatissima Jo e al suo Hashtag è quello di crescere. Di diventare belli e forti, di colorare spazi sempre più grandi, con gli acquarelli di tutto l'amore che c'è. 

La Scoppiatissima Jo crede nell'amore, e chi crede nell'amore, secondo me, merita una chance.

P.S. Se anche non vi sposate, un giro sul sito fatelo. Davvero. Magari in uno di quei momenti neri in cui non ne potete più e, fidatevi, avete bisogno di vedere qualcosa di bello.
E se quello che vedete vi piace, andate qui a dirglielo.


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