Se c'è uno straccio di genetliaco che val bene una citazione sul blog, beh, è questo: domani avrò trent'anni, cifra tonda.
Il che dovrebbe far paura, e invece no, perché la mia crisi l'ho già avuta ai ventisette - l'anno in cui ho capito che, nonostante il tesserino, sarei comunque stata troppo vecchia per le riduzioni agli universitari - e adesso son qui bella paciarotta. Io odio festeggiare i miei compleanni (credo abbia a che vedere con il mio disturbo da ansia da prestazione) e quest'anno non sarà l'eccezione alla regola: niente party alla Grande Gatsby in casa Pelliccia, ma se volete farmi gli auguri (e i regali, razza di poracci!) sono sempre ben accetti.
Tuttavia, nonostante questo mio generale distacco e poco entusiasmo per la celebrazione dell'avanzare della mia ormai veneranda età, beh, direi che l'avvenimento spinge a una riflessione: insomma, trent'anni non sono il momento perfetto per fare tutte quelle cose del tirare le fila, mettere punti e darsi nuovi obiettivi? Non sono il momento perfetto per i punti sulla situazione, i programmi per il futuro e la definizione di cosa è veramente importante nella vita?
Sì, i trent'anni sono il momento ideale per mettere in cantiere un sacco di progetti interessanti: incominciare a bere acqua detox, per esempio, e passare dalla crema idratante a quella antirughe perché non possiamo più tardare la presa di coscienza dell'esistenza delle malvagie rughe naso-labiali e del fatto che nessuna di noi rimarrà immune a lungo.
Sarà il caso di piantarla con le letture da ragazzina e fare l'abbonamento annuale a Vanity Fair, sia mai che arrivi il momento buono per imparare a vestirmi come una signora, non più come una signorina.
L'impegno concreto che voglio prendere per l'arrivo dei miei trent'anni, e lo dico pubblicamente davanti a tutti voi, è quello della crema anticellulite, perché va bene la corsa, va bene la Kayla Itsines e l'acqua con l'alga spirulina, ma qua è arrivato il momento di tirar fuori l'artiglieria pesante e affrontare la mia peggior paura, che si riflette nell'immagine di una me, nuda e tremante una mattina di gennaio, nel freddo della bruma, a spalmarmi roba color fanghiglia stando attenta a eseguire movimenti circolari esercitando una pressione costante.
Forte del fatto che, insomma, quando uno ha trent'anni diventa assolutamente giustificato l'utilizzo di espressioni quali "ai miei tempi" o "quando ero giovane", la vecchiezza diventerà non solo autorizzata ma per me motivo di vanto: diamo quindi un caloroso benvenuto alla copertina il venerdì sera e alla coca cola all'aperitivo quando la sera prima si è esagerato; le serate più divertenti saranno quelle in cui potremo ricordare i bei vecchi tempi all'università, da cui ormai ci separano i secoli, con toni nostalgici, tracannando birra. Lo so, lo so che a trent'anni si dovrebbero perdere le brutte abitudini e cominciare a trattare il nostro corpo per quel tempio che è, ma vi ricordo che io ho già intenzione di fare lo sforzo con la crema anticellulite. Una cosa per volta.
Altre cose importantissime da fare prima che arrivi domani: procurarsi un ombrello con cui andare in giro senza provare vergogna (no rosa, no pois, no fru fru, NO HELLO KITTY); aprire un fondo pensione che, ok, mi avete convinto, non si sa mai; togliere dal curriculum quella voce che lascia ad intendere che sappia parlare vagamente tedesco, ho smesso di studiarlo dodici anni fa, farsene una ragione; fare una compilation su Spotify di sole canzoni italiane anni 90 da ascoltare mentre stiro (sono naturalmente compresi Nek, Syria e i Dirotta Su Cuba, Massimo Di Cataldo no.); buttare via i tesserini dell'università che riportano una me diciottenne veramente poco credibile ormai, cosa che avrei dovuto fare già ai ventisette, ma non ho fatto perché ero troppo depressa; smetterla con lo shopping compulsivo, ho bisogno di pochi capi che mi valorizzino (AHAHAHA *risate fuoricampo*); programmare un viaggio fighissimo; imbottirmi di VivinC perché iniziare i miei trent'anni con gli acciacchi, grazie ma anche no.
Sono stanchissima. Per i prossimi buoni propositi, mi sa che ci vediamo ai quaranta.