domenica 1 febbraio 2015

DI TROPPO FREDDO NON SI MUORE (forse)

Quando non hai voglia di shopping, significa che c'è un problema, perciò ti consiglio un po' di autoanalisi.

Io non ho voglia di shopping ragazzi, e sebbene sappia che molti di voi a questa affermazione stiano intonando l'halleluja (ciao mamma) ho abbastanza consapevolezza da capire che questo è il campanello d'allarme di un problema.

Ben poche volte nella mia vita non ho avuto voglia di fare shopping, e tutte quelle volte la causa è che mi sentivo depressa, ovvero grassa oppure povera.

Oppure avevo freddo.

Io credo che porcalaputtana faccia troppo un cazzo di freddo per vestirsi bene. E se devo uscire conciata come i giargiana e fatta su in diversi strati di ecopiuma (e non perché sia solidale con le oche, ma perché non c'ho li sordi per i sacchetti del pattume della Monclair) allora ci rinuncio.

Lavoro affacciata su Montenapoleone e passo le mie giornate a guardare la gente, pertanto sono pronta a giudicarvi tutti: faccio le vive congratulazione a tutte quelle che, sprezzanti del pericolo, si aggirano in gilet di panno e senza sciarpe, ma per il popolo del freddo ho una sola parola: dio mio se siamo brutte. Il freddo ci rende sgraziate come foche, ci altera i lineamenti e ci intorpidisce l'umore. D'inverno, l'eleganza è per le stoiche, per quelle a cui non gocciola il naso, per coloro che non soffrono di sciatica. Tutte le altre, noi, che disperatamente ci dobbiamo proteggere, lottiamo giorno dopo giorno per uscire di casa a testa alta (quel poco di testa che sporge da strati e strati di tessuto) senza perire congelate ogni qual volta non ci sia un falò, un phon o del vin brulè nei paraggi a salvarci da assideramento certo. Ma quali opzioni abbiamo, noi tapine, per non tramutarci in statue di sale appena varcata la porta di casa?

Opzione A. Il Piumino. Io ce l'ho, tu ce l'hai, tutti ce l'hanno. Perché affrontare i geloni di un gennaio a Milano senza piumino è da pazzi oppure da russe, più probabilmente da pazze russe. Epperò questo non vi salva dal fatto che il piumino sia uno, da cesse, due, da tamarre, tre, altro. Il piumino è uno sgraziato ammasso di imbottitura che ci fa sembrare, alternativamente, delle liceali con l'acne oppure delle vecchie. La verità è dura, ed è questa: per avere un piumino che sia figo e caldo, dovete essere pronte a SPENDERE. E non parlo delle poche centinaia di euro (molto poche) che siamo disposte a sganciare noi versando lacrime e sangue per sembrare delle Sporty Spice, intendo spendere pe' davero. Tipo Sportmax. Tipo Pucci. Ho detto davvero Pucci? Scherzavo.

Opzione B. La Pelliccia. E perché sia a prova di freddo ci vuole quella vera, non barate. Le pelliccie da fighe vere hanno cappucci, maniche a tre quarti e cinture. Poi ci sono quelle che avete ereditato da Madre, tipo la mia, che ci diamo un tono chiamando vintage, ma per la verità sono solo vecchie. La mia pelliccia di agnelletto (ciao, animalisti), di cui vado arrogantemente fiera e che mi piace tanto, ha esattamente la mia età. L'ho scovata nell'armadio che Madre non apre mai, inutilizzata e sola, custodita sotto un lenzuolo rosa a quadratini. L'ho messa su che la temperatura era ancora in doppia cifra, e dopo mezza mattinata di effluvi, ho desistito: la mia nuova vecchia pelliccia puzzava. Puzzava di chiuso, puzzava di triste abbandono e di inedia. Ho detto, la metto sul balcone a prendere un po' d'aria. Era fine ottobre. Ogni qualche giorno, la annusavo e questa puzzava. Beh, la lascio fuori ancora un po'. Mi sembra migliori. Forse tra qualche giorno... Però puzza. Devo portarla a lavare. Domani la porto. Domani la porto. Domani. Porto. La.
Settimana scorsa, davanti a una riottosa gerente cinese, tentavo di spiegare che la mia pelliccia è agnello, signora, no, non è visone, direi nemmeno ermellino, è proprio agnello, quello che si mangia con le patate. "Va beh, sclivo montone". Scrivi come ti pare, basta che me la rendi profumata. Sette giorni e sessanta euro più tardi, ho una pelliccia, signori. E non ho paura di usarla.

Opzione C. Il Cappotto. Il cappotto, croce e delizia. Ne ho comprato uno da &otherstories quest'anno: è nero, un po' cocoon, con la cintura in vita e mantellina. Adorabile. Androgino. Elegante. Freddo come la mano della morte. Ci provo, ogni volta che vedo un raggio di sole io ci provo. Evviva, c'è il sole! Farà caldo! Mettiamoci il cappotto! Quattro minuti dopo, principio di assideramento e buoni propositi: basta basta basta, io fino a marzo io non lo metto più.

Appendice A. I Guanti. Come faccia la gente a sopravvivere d'inverno con le estremità esposte, solo loro lo sanno e non me lo dicono. Io piuttosto esco senza mutande o senza il fondotinta, ma dannazione datemi i miei guanti. I guanti sono una di quelle cose come il giubbino di salvataggio, le maschere al cetriolo o le mappe dell'Iphone: ti salvano la vita, ma tutto diventa incredibilmente più difficile. Con i guanti io non riesco a frenare in bici, trovare le chiavi in borsa, leggere sul tram e, soprattutto, scorrere la pagina di Instagram. Lo so che siamo nel 2015 e hanno inventato i guanti touch screen, ma intanto hanno il brutto vizio di farli con le tre dita a contrasto, e poi funzionano solo per i primi due lavaggi.

Appendice B. Il Cappello. C'è solo un cappello, ed è il Borsalino, oppure una copia da poveri di quelle che compriamo da Zara. Ma come tutte le cose belle, durano poco, ovvero dall'inizio della scuola al weekend dei morti, poi ti cadono le orecchie e bisogna convertirsi alla buriola da muratore bergamasco. Sprezzante del ridicolo, io continuo a sferruzzare cappelli dai colori imbarazzanti e nelle giornate di mera disperazione da freddo, li indosso pure.

Ecco perché ho la depressione da shopping. Tutti i miei sforzi di sembrare carina vengono presto vanificati dagli strati di piuma e lana che devo ammontonarmi addosso. Mi guardo allo specchio la mattina, prima di uscire di casa, e vedo questo:


Datemi l'afa. Datemi le zanzare. Oppure un camino. Sigillatemi in casa, non voglio più uscire fino al disgelo.



2 commenti:

  1. Ti ho scoperta oggi e sto leggendo tutto il blog... quanto mi fai ridere!!! Sei troppo forte e continuerò a leggerti. Grazie!!

    A.

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