lunedì 14 settembre 2015

LITIGARE

Questo è un post che ho scritto qualche mese fa, in una palude di tristezza, e che non ho avuto il coraggio di pubblicare, perché mi spaventava. 
Lo pubblico adesso, perché è più facile fare i conti con la propria debolezza, una volta che ce la si è lasciata alle spalle.
Ti amo tanto.


A volte non c'è una ragione per farlo.
A volte è solo una stupida necessità fisica, pura cattiveria, perché io sono triste, io sono nervosa, io non mi piaccio come sono, non mi piace quello che faccio, quello che penso, quello che scrivo io, e poi io io io io.
A volte è solo sadismo, è solo masochismo, è solo un pretesto.
A volte sembra che a digrignare i denti ci si senta meglio, serva a scaricare le colpe che non abbiamo sulle spalle di qualcun'altro, perché c'è bisogno, un bisogno concreto, di sentirsi più leggeri.
A volte è per niente, solo perché in fondo in fondo si è rimasti capricciosi, si hanno cinque anni e il ciuccio come mia sorella che ne ha due lo voglio anch'io, poi si hanno dodici anni e le mie amiche vanno al concerto a San Siro, e poi si hanno sedici anni e voglio andare in discoteca e mi rompe che mi dici va bene vai ma torni all'una, che all'una forse cominciano giusto a farti entrare, al Celebrità. E poi hai trent'anni, e ti senti come quando ne avevi cinque e poi dodici e poi sedici e hai deciso che vuoi litigare.
A volte è perché sono così inutile, così maledettamente inutile, e avrò il diritto santo dio, avrò il sacrosanto diritto di urlare al mondo che non è colpa mia, che non è giusto, e che vi odio vi odio vi odio, ma il mondo non è mica lì a stare a sentire te, e non puoi spaccare i vasi, non puoi prendere a pugni i muri, o la tua testa, allora prendi a pugni qualcun'altro, forte, più forte, e non importa quanto gli faccio male, di quello, forse, me ne preoccuperò dopo, ci penserò dopo, adesso ho solo voglia di veder scorrere il sangue, di graffiare, di urlare, urlargli, perché sì, perché secondo un logica malsana, distruttiva, non posso stare male da sola.
Perdio, non posso stare male da sola.
Se ti faccio male, è perché non posso stare male da sola.

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