mercoledì 9 luglio 2014

L'ORGOGLIO CICLISTA

Del fatto che girare a Milano in bici (specie se in gonnella) abbia dell'impresa eroica ne avevamo già parlato qui. Con gli acquazzoni che stanno tirando giù gli dei di questi giorni poi te lo spiego. A tal proposito lasciatemi esprimere un sonoro disappunto per il tormentone dell'estate 2014, che per una volta non prevede culi tremebondi e brasiliani ma è invece l'esacerbata locuzione "bomba d'acqua" che fa strippare i giornalisti di La7 - ma bomba d'acqua cosachecosa, occhei, c'è il temporale, occhei, c'è Milano che galleggia, ma parlate come mangiate perdio, che bomba d'acqua è solo il gavettone che ti sparo in faccia io sulla spiaggia di Riccione.

Divagando.

Se il problema della smutandata ha trovato valide soluzioni - e ringrazio le mie lettrici fedeli Valentina e Federica per avermi segnalato questa e quest'altra soluzione - per altre cose ancora ci tocca litigare.

Sabato scorso ho iniziato la mia giornata alla grandissima quando, dopo aver sistemato le mie palle piene nel cestino, nel pedalare verso il lavoro, ho dovuto fare brutto con una Macchinara Arrogante e vieppiù dotata di permanente anni 80 che mi ha fatto drizzare i peli delle braccia superando a destra e strombazzando che neanche Luke Duke (i capelli erano effettivamente simili. Per dire).

Perchè se non bastassero le gonne e le intemperie a costellare di ostacoli il percorso del Ciclista Urbano, ancora più pericolosa e infida è la lotta che il nostro eroe ogni giorno si ritrova a combattere ad armi impari con il suo rivale di sempre, il nemico naturale, l'antico rivale: il Macchinaro Arrogante.

Il Macchinaro Arrogante è quello che considera il ciclista un semplice ingombro sterico sulla sua via verso la gloria (ovvero, il benzinaio). Nella sua visione sfocata e annebbiata dall'odio, egli non ne coglie la natura umana: la sua miopia percepisce la massa corporea che rallenta la sua corsa verso il successo e la sua mente è in grado di formulare un solo pensiero: schiacciare - il Ciclista, come fosse un moscerino. Schiacciare sul pedale, fargli mangiare la polvere e umiliarlo, e poi ridere di lui mentre si fa sempre più piccolo e sparisce all'orizzonte, impolverato e impaurito.

Il Macchinaro Arrogante è quello la cui portiera ha un'apertura alare di 90° esatti, e la mossa gli viene meglio e più repentina se è parcheggiato in doppia fila.

Il Macchinaro Arrogante è quello che elargisce diritti di precedenza a seconda della sua magnanimità e del tutto arbitrariamente, e si stupisce che il Ciclista non si sprechi in segni di riconoscimento quando, nelle giornate di particolare buonumore, decide di dargli il contentino rispettando la segnaletica orizzontale.

Il Macchinaro Arrogante è quello che odia a tal punto il Ciclista Urbano da tenerlo sotto assedio nella sua stessa casa: ostruisce qualunque passo carrabile gli venga sottomano e poi rimane a guardare dal bar di fronte, sgranocchiando pop corn, le acrobazie del piccolo Ciclista nel tentativo di scavalcargli il cofano.

Il Macchinaro Arrogante è quello che trova che sia stata una gran bella idea da parte di Pisapia aumentare i parcheggi in città, anche se ancora non si spiega per quale motivo li abbia tinti di rosso e decorati con simpatici stencil a forma di velocipede. 

Il Macchinaro Arrogante è quello che la domenica pomeriggio verso le tre si trasforma in Ciclista, si dipone in batterie da quattro sull'intera carreggiata e si stupisce e si indigna della maleducazione di tutti quei Macchinari Arroganti che gli sgommano in faccia inquinando una città che andrebbe goduta di più all'aria aperta.













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